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Il massaggio Shiatsu è un metodo di digitopressione giapponese e, provenendo da una terra talmente feconda
di tradizione, ritualità, senso del sacro, è una tecnica piena di significato e potenzialità, vicini a quelli che stanno alla base del do-in, del massaggio antico, dell'agopuntura, dell'osteopatia e della chiropratica. Si tratta di un vero e proprio trattamento dove tecnica, conoscenza e intuizione dell'operatore si uniscono. La tecnica del massaggio Shiatsu Shiatsu letteralmente significa "pressione" (atsu), che viene effettuata con le dita (shi), le mani, i gomiti e le ginocchia su determinati punti (tsubo) per riequilibrare l'energia (ki) lungo i meridiani. La tecnica del massaggio risale al XX secolo e si basa sulla concezione energetica che è anche tipica della medicina cinese tradizionale. Il massaggio Shiatsu procede sempre sul doppio binario kyo-jitsu, del pieno e del vuoto, perché risolvere un malessere non vuol dire solo agire localmente, bensì intervenire sull'unità psicofisica del paziente. Quando ci si accosta allo shiatsu, l' intenzione è esclusivamente altruistica: desideriamo aiutare e curare, fare del bene. Se siamo sinceri con noi stessi, dobbiamo ammettere che ci sarebbero anche altre considerazioni da fare, ma ciò non toglie che tanti mettono al primo posto il desiderio di aiutare gli altri. Sotto questa spinta muoviamo i primi passi del nostro nuovo lavoro, concentrandoci sulle identificazioni di meridiani e punti, mettendo in pratica competenze e tecniche, ansiosi di perfezionare la diagnosi di Hara e diventare più esperti. Stranamente, dopo un paio di lezioni entusiasmanti durante le quali ci applichiamo felicemente su un altrettanto felice ricevente e non vediamo l’ora di incrementare le nostre conoscenze e al tempo stesso di praticare, iniziamo a perdere la gioia dei primi momenti. Sforzandoci di “sentire qualcosa”, possiamo trovarci a non sentire proprio nulla. Cosi’, mentre la conoscenza aumenta, la fiducia in noi stessi progressivamente diminuisce ... ricordiamoci allora che il piacere e il divertirsi E' IL PUNTO CHIAVE DEL TRATTAMENTO. La seduta Il massaggiatore lavora sui meridiani, lungo i quali scorre il ki. Ci si basa sui meridiani dell'agopuntura che sono 12. L'energia si manifesta nei 5 elementi (fuoco, terra, acqua, metallo, legno) e a ognuno di essi è associato un organo. A ogni elemento corrispondono 2 meridiani, uno yin e uno yang; solo al fuoco ne corrispondono 4. I meridiani sono bilaterali quindi sono 24 in tutto. Se il massaggiatore preme il meridiano in un punto, verrà stimolata quella particolare zona, ma anche tutto ciò che si trova lungo quel meridiano. Le due manovre principali eseguite sono la pressione e lo stiramento praticate con mani, gomiti, ginocchia e piedi. Il massaggiatore deve rimanere sempre molto rilassato mentre imprime una pressione, perché deve trarre forza direttamente dal suo hara. La durata di una pressione varia di 5 ai 7 secondi, intorno al collo mai più di 3 secondi. Una seduta di massaggio Shiatsu solitamente dura circa un'ora. Benefici e controindicazioni del Massaggio Shiatsu Lo Shiatsu riequilibra il corpo in profondità. La tecnica lavora sull'armonia globale della persona. Ha buoni effetti sull'ansia e lo stress, riduce i sintomi tipici della depressione. Può essere un'alternativa o un aiuto nel caso di: problematiche legate alla testa, al collo e al dorso, irrigidimento delle articolazioni, contratture ansiogene da attività sportiva o lavorativa. Tra gli altri benefici: miglioramento della relazione con gli altri tramite il contatto, rilassamento delle rigidità e tensioni eccessive, migliorare il portamento e la postura, potenziare le capacità motorie, alleviare le conseguenze di traumi di varia natura, aumentare la conoscenza ed il controllo del proprio corpo, ripristinare l'equilibrio energetico del corpo. Lo Shiatsu non va praticato sulle persone con malattie contagiose, problemi seri al cuore, polmoni, reni, fegato, emorragie, ulcere, cancro, fratture.
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Argomento trattato nella scuola di formazione insegnanti Hatha Yoga e Ayurveda
SONO APERTE LE ISCRIZIONI per il nuovo anno accademico Per info e iscrizioni: segreteria Nunzia 335.6464259 - segreteria amm.va Raffaella 393.9715464 Tutte le emozioni sono effimere, arrivano e poi ripartono. Voi….voi restate, quindi voi non siete le vostre emozioni. Dagli stati emotivi provati durante la giornata, solitamente non rimane che un vago ricordo. Provate a focalizzare l’attenzione ai pensieri ricorrenti, guardateli scorrere, rallentateli, soffermatevi su di uno soltanto, provate ad immaginare qualcosa di piacevole. Se tutto questo è possibile, ossia controllare lo stato dei vostri pensieri anche solo parzialmente o per un momento, allora voi non siete nemmeno i vostri pensieri. “Come il cocchiere dirige e frena dei cavalli imbizzarriti, così il saggio persevera nel governo della propria mente” (Yoga Upanishad). L’emozione, i pensieri, i sensi, tutto questo sono le componenti dell’Io. Quella parte di noi invece di cui abbiamo a volte un lume di consapevolezza ma che ha la forza di interagire con tutti questi elementi e modificarne lo stato, lo si può definire il sè, il nucleo, essenza stessa dell’individuo, ed è proprio sulla consapevolezza che intende agire lo yoga, “la ricerca su di sè conduce alla realizzazione del divino” (Yoga Sutra). La via dello yogi è paragonabile metaforicamente a quello di un barcaiolo che deve attraversare un lago. Lo deve fare molto lentamente, agitando poco l’acqua per non smuovere il fondo (quindi agendo sulla mente senza toccare gli aspetti più profondi di essa quali inconscio, subconscio, etc.). Come con l’acqua ferma si riesce a vedere il letto del lago così con una mente quieta ed immobile si riuscirà a percepirne l’aspetto più profondo di essa, si potranno osservare le paure, le fobie, i limiti più nascosti. Con questa consapevolezza li si potrà giudicare ed affrontare nella loro giusta prospettiva e per il loro reale valore. Una ultima importante riflessione: è nell’ argilla del fondo che il fiore di loto trova le condizioni necessarie per germogliare e sbocciare, questo fiore è considerato sacro ed è venerato come simbolo dello spirito che trascende la materia. “Più in alto vola l’avvoltoio, più piccola è l’ombra che proietta, sino a sparire” (detto zen). Se abbandonerete le ombre della vostra mente riuscirete a librarvi in alto e ad avere una visione assoluta dell’universo che vi circonda. L’Ordine fondato nel 1118 dall’ aristocratico Hugo di Payns, le regole dettate da San Bernardo di Chiaravalle,
con lo scopo di proteggere le vie di comunicazione con la Terrasanta e custodire luoghi come il Calvario o il Santo Sepolcro. Essi si distinsero per la quasi disumana disciplina che li regolava, e per ferocia e la determinazione in battaglia (gli arabi li chiamavano “diavoli bianchi”). L’Ordine era originariamente costituito da 11 frati francesi che, armati di spada, ebbero il compito di difendere dagli infedeli i pellegrini che viaggiavano lungo le strade sante fra Jaffa e Gerusalemme. L’Ordine, che aveva sede sul luogo in cui si credeva sorgesse nell’ antichità il tempio di Salomone (da cui il nome), fu riconosciuto dalla Chiesa nel 1129 e gli vennero in seguito concessi ampi privilegi. I singoli cavalieri erano laici, ma vincolati dai voti di castità, obbedienza e povertà, cosa, quest’ultima, che permise all’ Ordine di accumulare immense ricchezze, anche perché si incaricava dei trasferimenti di denaro da e per la Terra Santa. Buona parte di queste ricchezze furono impiegate nella costruzione di 9 mila fra chiese, palazzi e luoghi fortificati. Vivevano secondo regole rigidissime: erano tenuti a osservare frequenti celebrazioni religiose e digiuni, a fare l’elemosina, a consumare i pasti in silenzio ascoltando una lettura biblica, a portare capelli corti, barba e baffi. Indossavano mantelli bianchi con una croce rossa sulla spalla sinistra e la loro maggiore autorità era il Gran Maestro. L’influenza dei Templari (nel 1147 se ne contavano circa 300, ma presto divennero migliaia) si espanse rapidamente in tutta Europa e la loro ricchezza crebbe a ritmi vertiginosi (furono a un passo dall’ ereditare il regno d’Aragona in Spagna). Il tramonto dell’Ordine ebbe inizio nel 1307: accusati di sodomia, tradimento, avidità e idolatria, centinaia di Templari furono fatti arrestare, torturare e condannare al rogo dal re di Francia Filippo il Bello, forse intimorito dal loro potere, e nel 1312 l’Ordine fu soppresso dal Concilio di Vienna. I templari risiedevano stabilmente in Terrasanta, e dunque ebbero modo non solo di combattere gli infedeli, ma anche di approfondire la loro conoscenza, integrando in qualche modo le due culture. Quando Gerusalemme cadde definitivamente, i cavalieri trasferirono in Europa la loro potenza (e le loro grandi ricchezze), al punto di infastidire notevolmente i regnanti. LE LEGGENDE SUI TEMPLARI. Il carattere fortemente mistico dell’Ordine e l’ubicazione della sua sede a Gerusalemme sul monte Moriah, proprio nel punto in cui sorgeva il tempio di Salomone, ha fatto fiorire intorno ai Templari leggende che ancora oggi trovano accaniti sostenitori. Per esempio sarebbero entrati in possesso del santo Graal o addirittura dell’Arca dell’alleanza, e questo avrebbe conferito loro i poteri di un governo occulto, al di sopra degli altri governi. Leggende, ma con qualche fondamento di verità: secondo la maggioranza degli storici, infatti, la loro ricchezza li rese potentissimi e li sottrasse a ogni possibilità di controllo. In un secolo, come il Trecento, in cui lo Stato cercava di emanciparsi dalla Chiesa, i Templari erano quindi un pericoloso ostacolo da sopprimere. DOV'È FINITO IL TESORO DEI TEMPLARI? Secondo alcuni, tuttavia, i Templari continuarono a prosperare segretamente per anni, custodi di immense ricchezze. In effetti, con la bolla Ad providam del 2 maggio 1312, seguita al Concilio di Vienna, fu ordinato che i beni dei Templari fossero trasferiti agli Ospitalieri. Furono dunque loro ad arricchirsi? Sì e no. Se in Francia l’avido re Filippo pretese dai Cavalieri di Malta, “eredi” dei Templari, una pesante contropartita economica, secondo alcuni addirittura superiore a ciò che avevano incamerato, anche altrove in Europa varie teste coronate reclamarono porzioni del patrimonio templare nei rispettivi domini. In Portogallo, per esempio, le proprietà dei Templari finirono nell’Ordine del Cristo, creato per combattere i Mori, e i loro beni finanziarono il potenziamento della flotta navale che due secoli dopo avrebbe garantito al regno lusitano un ruolo di primo piano nell’ era delle scoperte geografiche. Stessa cosa accadde in Spagna, dove un altro sodalizio militare creato per contrastare la minaccia saracena, l’Ordine militare di Nostra Signora di Montesa, incamerò i beni del Tempio e parte dei suoi Cavalieri. In Germania i loro possedimenti furono spartiti con i Cavalieri Teutonici, mentre Oltremanica le proprietà dell’Ordine di Malta, ex templari o meno che fossero, vennero spazzate via nel Cinquecento dalle confische di Enrico VIII seguite allo scisma dalla Chiesa di Roma. Identico destino ebbero con la Rivoluzione le proprietà residue in Francia. IL VERO TESORO DEI TEMPLARI. I celebri monaci guerrieri del Medioevo erano caratterizzati da una insolita longevità, arrivando a vivere anche il doppio rispetto all’ aspettativa di vita dell’epoca. Il loro segreto sarebbe consistito nell’ alimentazione, basata su una dieta simile a quella mediterranea. Lo sostiene uno studio di Francesco Franceschi, direttore del reparto di Medicina d’urgenza del Policlinico Gemelli di Roma. Dai documenti analizzati dagli studiosi è emerso che nella loro vita quotidiana i Templari seguivano regole ferree (e questo si sapeva), a partire dall’ obbligo di lavarsi le mani prima di mangiare fino a un dettagliato programma di dieta, che prevedeva carne solo due volte a settimane. Sulla tavola abbondavano invece pesce, frutta fresca e olio d’oliva, ma anche i frutti di mare, con il loro bagaglio di omega-3. Erano poi previsti tre piatti di legumi alla settimana. L’acqua veniva sempre addizionata con succo d’arancia. Il vino era concesso, anche se razionato,e accompagnato con polpa di aloe, pianta dalle virtù antisettiche e fungicide. #centroyogaederel Li avevamo imparati, crescendo ce li siamo persi per strada.
Spunti di fiaba per ritrovare il senso e l’incanto. Il cinema è la prova che di favole non siamo mai sazi. Cenerentola della Disney, girata dal premio Oscar Kenneth Branagh, ha totalizzato cifre da capogiro al box office. Le favole fanno parte di noi e, da un punto di vista narrativo, sono un meccanismo che viene riproposto continuamente. Ad esempio, per molti Cinquanta sfumature di grigio altro non è che una riproposizione in chiave porno soft di Cenerentola. Il nocciolo delle favole, però, rimane inalterato, il loro insegnamento morale che non può essere deviato e ne garantisce la contemporaneità. Ecco, dunque 10 insegnamenti che ci trasmettono le favole più famose, molte delle quali riproposte al cinema, e che non dovremmo aspettare l’uscita di un kolossal per ricordare. 10. I sogni son desideri di felicità Un po’ è la parabola degli ultimi che saranno i primi, un po’ la dose di speranza che finisci per avere quando nulla sembra andare per il verso giusto. Certo, per uscire da una situazione esistenziale complicata sognare non basta. Occorre desiderarla fortemente, la felicità. E rimboccarsi le maniche ogni giorno per scrollarsi la cenere di dosso, magari lasciandosi aiutare da chi ti sta accanto. Cenerentola, oggi al cinema nella nuova affascinante versione disneyana firmata Branagh, tra fata madrina, topolini e principe azzurro è stata fortunata. Però vuoi mettere stare senza scarpe di cristallo, sorellastre gracchianti e rientro fisso a mezzanotte? 9. Le bugie hanno le gambe corte Scagli la prima pietra chi non usa mentire. Anche raramente, involontariamente: dalla bugia più innocente alla vita parallela scaltramente architettata, la quotidianità pullula di menzogne irriconoscibili (si allungasse il naso almeno un pochino sarebbe facile scoprirle). Pinocchio avrebbe pure buone intenzioni, ma si lascia distrarre dal mondo, e finisce per far impazzire fata turchina e grillo parlante, senza contare il buon Geppetto finisce dritto nella pancia della balena. Tra l’altro ottiene ben poco: perde monete, abbecedario & co, viene trasformato in asino, si brucia le gambe accanto al fuoco… Meglio scegliere la verità. O almeno provarci. Meno faticoso. 8. Solo chi sogna può volare Quando hai la gioia nel cuor tu ti senti sollevar… Quante volte avete sognato di volteggiare nell’aria come Peter Pan, Wendy e i suoi fratelli? Non dico per forza attorno al Big Ben, ma un bel viaggio solo andata per l’Isola che non c’è è una bella tentazione. Riguardate il film Disney, l’ultima scena: Agenore fissa la luna e riconosce il vascello di Peter Pan, visto “tanto tempo fa, quando ero bambino“. E quasi si commuove. Ecco: tornare a contatto con la parte ‘bambina’ di te stesso prima che i tuoi figli debbano affrontare pirati folli e pellerossa arrabbiati non sarebbe male. 7. L’unione fa la forza Cosa ne sarebbe stato di Hansel e Gretel se non si fossero aiutati, costantemente, nelle continue peripezie? La risposta non è bella, considerando tra le altre cose il forno acceso apposta per arrostirne uno dei due. Un insegnamento semplice ma fondamentale: insieme si fa tutto meglio. Provare per credere. 6. Piccoli passi per andare avanti Pollicino/a è l’esempio che chiunque ce la può fare. Che Davide batte sempre Golia, che se uno semina (e bene) le mollichine di pane nella vita non si perde. Un Pollicino contemporaneo è Bill Murray in Tutte le manie di Bob. Ovviamente le storie sono diverse, ma l’insegnamento è lo stesso: passi di bimbo per sciogliere nodi emotivi ed essere, finalmente, liberi. 5. Stare dalla parte dei più deboli Non serve rubare ai ricchi, basta scegliere da che parte stare. E lottare, meglio se con il sorriso come fa Robin Hood (che con il compare Little John “ride e scherza come vuol“). Certo, nel film disneyano era una volpe: non a caso contagiava voglia di ribellarsi ad un sistema non meritocratico, perché la nobiltà “non è un diritto di nascita: è determinata dalle proprie azioni”. 4. Aver cura dell’altro A Christmas Carol, versione 1984, è un piccolo capolavoro di animazione – ma questa è un’altra storia. A Natale molti si trasformano in Scrooge, nella vita quotidiana quasi tutti: ad averceli, tre fantasmi per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e soprattutto cosa accade alle persone che ci stanno attorno. In loro assenza, un esame di coscienza per rendersi conto del mondo circostante può andar bene. 3. Leggere per trasformare “Non è giusto che una donna legga. Le vengono in testa strane idee, e comincia a pensare“. Lo dice l’arrogante Gaston alla curiosa Belle, protagonista di La bella e la bestia. Sapete tutti che fine faccia lui e che fine faccia Belle: meglio leggere, anche per imparare a distinguere chiaramente chi sono le vere bestie. 2. Bastan poche briciole Ti bastan poche briciole, lo stretto indispensabile e i tuoi malanni puoi dimenticar. In fondo basta il minimo, sapessi quanto è facile trovar quel po’ che occorre per campar. Ripetere dieci volte. Capire. Imparare. E poi cercare un Baloo con cui improntare un ballo scatenato su due piedi. 1. Vivere senza pensieri. "Hakuna Matata" Il piccolo re leone, orfano e incapace di sopportare l’enorme dolore per la perdita del padre, trova non solo conforto, ma una vera e propria svolta in questa formula. Che somiglia molto alla concezione di leggerezza di Italo Calvino (autore, tra l’altro, di una splendida raccolta di Fiabe): “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. La floriterapia è un metodo di cura naturale che utilizza essenze di fiori selvatici per prevenire e curare problemi emozionali, stati d’animo negativi, disarmonie del carattere, conflitti e difficoltà relazionali, disagi psicologici, disturbi fisici e malattie di origine psicosomatica. E’ un sistema terapeutico “dolce” e non aggressivo, che non sopprime né combatte direttamente i sintomi ma, attraverso l’assunzione dei rimedi floreali – potenti “concentrati” liquidi ricchissimi di energia vibrazionale – permette di attivare il processo di auto guarigione dell’organismo, favorendo il recupero della salute e del benessere fisico e psichico.
Un metodo di cura semplice e naturale, accessibile a tutti. E’ stato scoperto agli inizi del 1900 dal medico inglese Edward Bach (famoso immunologo di quel tempo) che aveva intuito come la psiche del paziente fosse determinante nella cura di qualsiasi malattia. Egli riteneva infatti che la malattia fosse il risultato dello squilibrio tra corpo, anima e mente. I rimedi da lui scoperti vanno quindi a liberare i blocchi energetici causati dallo squilibrio creato dalle emozioni negative in cui vive la persona, come ad esempio tristezza, rabbia, tensione, paura, stanchezza, ecc. E’ una cura assolutamente naturale e in grande armonia con le leggi della natura. “Questi rimedi sono in grado di innalzare la nostra vera natura e portarci più vicini alla nostra Anima; e tramite questa azione autentica ridarci pace ed alleviare le nostre sofferenze.” Edward Bach La terapia floreale, diffusasi dapprima in Gran Bretagna e nei paesi anglosassoni, si è successivamente sviluppata in tutto il mondo e sta ottenendo ovunque un successo e un interesse crescenti, al punto da essere ormai diventata uno dei più famosi e utilizzati metodi di cura naturali. Nel corso degli anni, numerosi studi e ricerche a livello internazionale hanno permesso la scoperta di nuovi repertori di fiori curativi in varie zone del mondo (dall’Europa alla California, dall’India all’Australia, al Sudamerica, all’Alaska, al Canada). L’efficacia della Floriterapia è data dal fatto che non interviene sulla malattia ma sulla persona ammalata, sulle sue reazioni alla malattia e sugli stati d’animo della persona durante i processi che sta vivendo. La Floriterapia non combatte la malattia, ma sviluppa le qualità che ci permettono di superarla, o meglio di comprenderla. I rimedi agiscono sugli stati d’animo. Le essenze ricavate da fiori e piante non hanno effetti collaterali e possono essere associate a qualsiasi altra terapia o medicina in uso. Spesso si parla di Reiki come di una tecnica di guarigione energetica o naturale.
Altre volte, si dice che Reiki è anzitutto un percorso di crescita personale. In realtà, Reiki è entrambe queste cose e qualcosa di più. Il Reiki può essere semplicemente definito come Amore Universale ed Energia pura. In quanto tale, Reiki può effondere in chiunque Luce, Amore e Pace. Volendo essere più precisi, se da un lato con il termine Reiki ci si riferisce all’energia vitale universale (Rei: Sorgente eterna / Dio – Ki: energia vitale), d’altro lato questo termine indica altresì la pratica e l’esperienza della trasmissione dell’Energia universale che permea tutto il creato. I mutamenti, o meglio, i benefici arrecati dall’Energia attraverso la pratica Reiki avvengono non soltanto nel corpo fisico, ma su tutti i livelli (emozionale, mentale, spirituale) di cui è composto l’essere umano secondo la cosiddetta prospettiva olistica. Cos’è Il Reiki è una semplice ed efficace tecnica di riduzione dello stress, di rilassamento e di ripristino della salute fisica attraverso l’uso della cosiddetta “energia universale”, ovvero l’energia che permea l’universo e costituisce il “mattone” fondamentale di ogni cosa vivente o inanimata, come ben ha descritto la fisica moderna. Il Reiki è spesso definito come una tecnica di auto-guarigione, in quanto, sebbene l’energia si possa trasmettere anche ad altre persone, viene in genere utilizzata principalmente dal reikista su di sé. Proprio in questo sta la bellezza del Reiki: nella sua versatilità, nella possibilità di adattarne tempi e modi alle proprie esigenze ed al proprio stile di vita, come un dono fatto a se stessi. Il Reiki non ha dunque nulla a che vedere con religioni, sette e filosofie, anche se la sua scoperta e utilizzo si fa risalire intorno alla fine del secolo 1800 tramite Mikao Usui nato in Giappone nel 1865. I praticanti di Reiki usano infatti una tecnica analoga alla “imposizione delle mani”, che, affermano, canalizza le energie terapeutiche (ki) ma è invece una semplice tecnica che chiunque può praticare e ricevere. Viene affermato dai praticanti di Reiki che ognuno di noi può acquisire la capacità di accedere a questa energia (iniziazione). Tutti, in pratica, possono essere iniziati al Reiki. La credenza di base è che l’energia scorrerà attraverso le mani del praticante. Alcuni insegnanti sottolineano l’importanza dell’intenzione (di sanare le ferite) del praticante in questo processo mentre altri affermano che l’energia è estratta dalla ferita del ricevente al fine di attivare il processo di guarigione. Andando oltre, la credenza fondamentale vuole che il Reiki sia un’energia intelligente che rende la diagnosi di un male non necessaria. L’energia impiegata nelle terapie Reiki si dice discenda dall’Universo piuttosto che da energia personale del praticante e per questo è inesauribile (alcuni insegnamenti affermano che l’energia entrerebbe nel praticante attraverso un chakra per poi defluire attraverso le mani). Come conseguenza di questo, viene insegnato ai praticanti il Reiki che essi possono curare se stessi attraverso il Reiki. Il Reiki è altresì usato come medicina preventiva poiché, l’energia stimola la cura prima ancora che ci sia un evidente sintomo del male. Altra conseguenza della semplicità del Reiki è che esso può essere insegnato ai bambini. Alcuni insegnanti affermano che, in taluni livelli, se il ricevente non vuole essere curato, l’energia non scorrerà. I trattamenti di Reiki quando affiancati, ad altre terapie naturali ed allopatiche, ne migliorerebbero l’efficacia, agendo in modo da ottenere dei risultati utili per ridurre il tempo del trattamento con medicinali, ridurre o eliminare disagi fisici, ridurre lo sforzo e contribuire ad aumentare un senso generale di ottimismo, che gioverà alla cura nel suo complesso. Il Reiki, inoltre, può essere abbinato alla medicina tradizionale così come altre medicine alternative che tengono in considerazione la salute della persona da un punto di vista olistico quali Omeopatia, i Fiori di Bach, Aromaterapia, Aurasoma, Medicina Ayurvedica e con la Cristalloterapia. In conclusione essendo il Reiki un'”energia intelligente”, non si sono riscontrate controindicazioni durante l’uso della pratica. Il Reiki sa come deve agire, quindi non può causare danni. ![]() Nella Cina arcaica, prima è stato “scoperto l’uso della moxibustione, circa 5000 anni fa, e in seguito l’agopuntura”. Parte fondamentale della Medicina Tradizionale Cinese, la moxibustione anticamente si chiamava jiu ruo, che significa “cauterizzazione”, ovvero terapia che utilizza il trattamento o la prevenzione delle malattie mediante l’applicazione di particolari materiali infiammabili o di alcuni medicamenti applicati sui punti, con peculiare caratteristica riscaldante o chimica. Questi materiali ad azione stimolante regolano la circolazione nei meridiani energetici e riequilibrano la funzione fisiologica del corpo umano. Il termine moxa, di derivazione inglese, è una deformazione popolare del giapponese moekusa (erba che brucia). In cinese è chiamata invece jiu fa. Il carattere jiu è stato introdotto circa 2000 anni fa da Confucio che, sottoponendosi regolarmente alla moxa a scopo preventivo, riusciva a mantenere uno stato di benessere permanente. In principio il materiale usato per la cauterizzazione era formato da rametti o erbe comuni, solo in seguito, e precisamente nei periodi delle Primavere e degli Autunni, iniziò ad essere usata l’ artemisia come pianta principale. L’ artemisia, erba perenne, appartiene alla famiglia delle Composite tubuliflore. Nasce, cresce e si sviluppa spontaneamente nella maggior parte dell’emisfero boreale, con 200 specie. Comunemente in Europa si trova la varietà Artemisia vulgaris (in Italia sono presenti 20 specie). Cresce nei terreni lasciati incolti, o sul ciglio della strada, generalmente si utilizzano le foglie ma anche i fiori, raccolti tra giugno e agosto. L’artemisia fa parte da oltre duemila anni della Farmacopea Cinese. In Italia questa pianta erbacea è conosciuta come “ amarella “ o artemisia delle siepi, e il suo nome deriva dalla dea greca Artemide (Diana per i latini), simbolo di natura, libertà e giovinezza. Le foglie di artemisia sono classificate come droga la cui azione si esplica sui meridiani del fegato, della milza e del rene e ha efficacia nelle malattie di questi organi. Di proprietà pungente e tiepida, di natura Yang, non tossica, le foglie di artemisia hanno un aroma amaro. La loro funzione è di eliminare il Freddo e l’ Umidità, patogeni, alleviare il dolore, riscaldare i meridiani e regolare la circolazione del Qi e del sangue e inoltre riscaldano l’ Utero. Le maggiori indicazioni terapeutiche possono essere riassunte come segue:
per informazioni ed appuntamenti contattare il numero 392 1269268. Aristotele chiama questa scienza principalmente "filosofia prima" perché considera le cause prime della realtà e perché offre la giustificazione o la difesa dei primi principi di conoscenza, necessari ad ogni altra scienza. Per questo Aristotele dichiara che la filosofia prima è la "scienza dell'ente in quanto ente", in quanto non si riferisce a nessun oggetto particolare (come le altre scienze particolari) ma alla realtà tutta intera. Alla fine della Fisica, infatti, Aristotele aveva dimostrato l'esistenza di sostanze immateriali come unica spiegazione possibile al moto visibile empiricamente. La metafisica, quindi, studiando tutta la realtà, cerca i principi (proprietà e cause) di tutte le sostanze (materiali e immateriali). Allora, a differenza della fisica, studierà anche le realtà "oltre la fisica", come unica scienza ad avere il compito di indagare sulla realtà trascendente. Intendendo 'meta' come 'oltre', si può dire che la metafisica si occupa di realtà collocate 'al di sopra' di quelle fisiche. La metafisica è quindi la scienza che studia le realtà trascendenti. Questi due significati non sono affatto inconciliabili tra loro come potrebbe sembrare: la 'Metafisica' si colloca 'dopo' la fisica in quanto il suo oggetto è collocato 'oltre' la realtà fisica Letteralmente significa "dopo la fisica"(e per fisica si intende lo studio della natura).. Studia ciò che è "oltre la natura", oltre alla semplice apparenza dei corpi visibili/che si possono sentire. Per esempio rientrano nella metafisica il problema di cosa sia l'anima, quello del come si conoscono le cose, dell'esistenza e delle caratteristiche di Dio. La Metafisica Saint Germain una filosofia pratica di vita che ha lo scopo di elevare e migliorare l’essere umano attraverso lo sviluppo di: 1.Pensiero positivo e le Sette Leggi Universali. 2.Conoscenza e attivazione del proprio vero essere (L’“IO SONO quello che IO SONO”). 3.Realizzazione dei Sette Raggi, o virtù della vita, per manifestare la grandezza di Dio dentro di sé. 4.La pratica del perdono e la Fiamma Violetta Trasmutatrice, per liberarsi dalla sofferenza e ritrovare la propria libertà. La Metafisica fu fondata dal Maestro Saint Germain e dai Grandi Maestri della Gerarchia Spirituale per diffondere l’Insegnamento della Nuova Era. La Teosofia applicata alla vita quotidiana e alla portata di tutti. Madame Blavatsky, fondatrice della corrente spirituale della Teosofia, alla spiritualità cristiana attraverso una rilettura in chiave teosofica dell'intero Vecchio e Nuovo Testamento, al pensiero positivo, alle Leggi e Universali riportate da tutti i testi sacri orientali, e la scienza dei Sette Raggi. Il Nada Yoga è una pratica che utilizza il suono e la voce come risorse per migliorare l’equilibrio psicofisico ed energetico della persona.
La parola sanscrita “nāda” viene normalmente tradotta con “suono”: in realtà i suoi significati sono molteplici. C’è un aspetto di Nada che possiamo sperimentare attraverso i sensi (l’udito, il tatto) ma ce ne sono anche altri, via via più sottili e raffinati, che possiamo contattare solo scendendo negli strati più profondi della nostra mente. Nello specifico del Nada Yoga trasmesso da Vemu Mukunda, il principale obiettivo è quello di “sentire il suono” non solo con l’orecchio esteriore ma soprattutto attraverso l’ascolto interiore. Per questo motivo la voce, elemento portante della pratica, viene utilizzata non a fini estetici ma come strumento di conoscenza. Le vocalizzazioni, il canto delle scale musicali terapeutiche e l’intonazione del mantra OM, portano ad esplorare tutte le riverberazioni del suono a livello fisico, emotivo ed energetico; sviluppando in questo modo una maggiore consapevolezza del potere della vibrazione utilizzando le varie tecniche per migliorare il benessere psico-fisico. Nella tradizione induista si racconta che il saggio Narada un giorno si recò da Brahma chiedendogli perché il mondo da lui creato fosse diventato così pieno di infelicità. Brahma rispose: “Le cose dovrebbero camminare con me, e devono farlo attraverso il suono, così il suono che le riporta a me darà loro anche l’armonia originaria”. Il mito tramanda che a Narada venne insegnato un metodo per ricondurre gli esseri alla fonte divina e così nacque il Nada Yoga (Yoga del Suono). Le origini dello yoga del suono I Veda, le antiche scritture indiane, ci hanno trasmesso molte informazioni sulla natura di Nada e anche diversi strumenti per farne esperienza a fini evolutivi. In tempi recenti il maestro indiano Vemu Mukunda ha riscoperto alcune di queste tecniche, rielaborando ed integrando al tempo stesso i principi alla base della musica classica indiana, enfatizzandone gli aspetti meditativi e terapeutici. È noto come nella tradizione indiana non esista separazione tra spiritualità e arte; tutto sorge dai sacri Veda come armoniosa fioritura di un’unica grande saggezza che si manifesta attraverso differenti sentieri, ognuno dei quali può condurre il praticante verso la liberazione definitiva dalla sofferenza. Il sistema musicale indiano, grazie ad una specializzazione che si è andata sviluppando attraverso numerosi secoli, ha raggiunto una padronanza pressoché totale del rapporto tra suono ed emozione; all’interno dell’esecuzione di un raga (la composizione per eccellenza nel sistema indiano) ogni singola nota (o, per meglio dire, ogni intervallo) produce un preciso e determinato effetto emotivo. In questo modo l’ascoltatore viene trasportato (spesso in modo non esplicito) in una sorta di viaggio interiore che sblocca e trasforma le energie cristallizzate nel corpo sottile, riportando armonia ed equilibrio all’interno del sistema psicofisico. Partendo da questi principi teorico/pratici Mukunda (che era non solo un ricercatore ma anche un eccellente musicista) elabora un processo di auto guarigione basato principalmente sul canto delle stesse scale musicali da cui nascono i raga; i “nada yogi” vengono quindi indirizzati ad una pratica attiva che, dopo un periodo di apprendistato guidato, possono proseguire anche (e preferibilmente) da soli. L’obiettivo primario del Nada Yoga è quindi, in estrema sintesi, quello di trasformare i blocchi emotivi in energia rinnovata e pienamente disponibile per scopi creativi ed evolutivi Suono udibile e suono non udibile Il Nada Yoga individua due tipi di suono presenti nel cosmo, quello udibile e quello non udibile. L’aspetto udibile è chiamato in sanscrito ahata e corrisponde a tutti i suoni interrotti (cioè, dotati di un inizio e una fine) che sorgono dal contatto tra due oggetti (ahata significa letteralmente “colpito”). Il suono non udibile (o non manifesto) viene invece chiamato anahata e, come suggerisce la parola stessa (“non colpito”) è riferito ad un suono che non sorge da alcun contatto: esso è senza un principio e senza un decadimento; in altri termini esso è infinito. Sono ahata, per esempio, i suoni della voce e degli strumenti musicali, mentre sono anahata i suoni mentali, da quelli più grossolani a quelli più sottili. La sacra sillaba Om dei Veda è il suono anahata per eccellenza, la vibrazione che da sempre permea e sostiene ininterrottamente ogni fenomeno esistente nell’universo. Il gong è uno strumento formato da un piatto circolare di metallo o rame, originario della Cina, dove veniva spesso utilizzato in occasione di feste, danze, balli, rituali.
Questo strumento, molto impiegato anche dagli sciamani a fini terapeutici, unisce in se stesso diversi elementi: Terra per la presenza del metallo, Fuoco e Aria che colano il bronzo, Acqua che raffredda il metallo. Da ciò dipenderebbe il suo potere di trasformazione, in grado di favorire la conoscenza del sé profondo. Il suo suono, d’ altronde, è molto rilassante, ideale per indurre la meditazione e condurci in una dimensione senza tempo. Chi lo ha sperimentato assicura di aver provato sensazioni molto piacevoli, come se il corpo (e l’anima) fossero massaggiati e stimolati dal suono. Più ci si abbandona a quest’ultimo, più ci si ripulisce dalle sovrastrutture pesanti e limitanti per la nostra evoluzione. E’ il corpo a ricordare chi siamo, non la mente. Le armoniche naturali emesse dal gong posseggono un’intonazione tutta loro, estranea alle scale comunemente intese. Le loro frequenze producono onde di bassa frequenza: dalle alfa (da 7 a 14 hertz), che inducono uno stato di rilassamento ricettivo, alle theta (da 4 a 8 hertz), associate alla meditazione profonda. Fra l’altro gli 8 hertz stimolerebbero la ghiandola pineale, associata alla conoscenza divina e universale nonché alla produzione di melatonina (sostanza che favorisce il sonno), serotonina, utile per migliorare il funzionamento del sistema immunitario, somatropina, il cosiddetto ormone della vita. C’è chi sostiene che le vibrazioni sonore emesse dal gong mettano in risonanza il sistema delle 72.000 Nadi, canali energetici, favorendo un libero flusso dell’energia nel corpo. Comunque sia, il suono del gong ha sicuramente un potere terapeutico profondo, particolarmente utile per i soggetti che faticano a lasciar andare la mente logica. Una forma di meditazione alternativa che vale la pena sperimentare visti i benefici che le sono attribuiti da secoli. “Il gong è il suono della creatività. Colui che suona il Gong suona l’universo. Da esso è venuta tutta la musica, tutto il suono e tutte le parole. È il nucleo della parola. Non è uno strumento musicale, né una percussione. Il Gong è Dio. È una splendida meditazione rinforzata. Come una moltitudine di corde, un milione di corde. È l’unico strumento in cui potete produrre questa combinazione di vibrazioni dello spazio… Il gong è il primo e l’ultimo strumento per la mente umana. C’è solo una cosa che può sostituire e comandare la mente umana, il suono del gong. È il primo suono dell’universo, il suono che ha creato questo universo. È il suono creativo di base. Per la mente, il suono del gong è come una madre e un padre che ha dato i natali. La mente non ha il potere di resistere a un gong che è ben suonato.” Yogi Bhajan I bagni di gong, veri e propri bagni vibrazionali che ci aiutano a ritrovare noi stessi favorendo uno stato di pace interiore profonda. Il termine “bagno” non è utilizzato a caso visto che il gong riusce ad avvolgerci completamente, tanto da riempire l’intero spazio circostante, immergendoci in una dimensione sonora avvolgente e intensa. I BENEFICI L’efficacia dei suoni a livello terapeutico non è certo cosa nuova, in India venivano frequentemente impiegati nei rituali di guarigione, partendo dal presupposto che l’uomo è nato dal suono ed è quindi suono egli stesso. I bagni di gong si prefiggono quindi lo scopo di favorire lo stato meditativo aiutandoci ad accedere alle parti di noi più profonde, superando i limiti del pensiero logico. Difatti i suoni, rispetto alla parola, riescono a far vibrare più intensamente la parte emozionale. Questo ci permette di riaccedere a memorie perdute, risvegliare sogni e in generale avere una maggiore comprensione di noi stessi favorendo la sensazione di essere parte di un tutto. Non solo. I bagni di gong, possono addirittura ripulire ferite emotive per mezzo della vibrazione sonora. E’ come se i suoni emessi massaggiassero la nostra interiorità sciogliendo eventuali energie bloccate, restituendoci un senso di profondo benessere ed energia. Essi favoriscono, anche l’armonizzazione fra parte sinistra e destra del cervello. L’organismo stesso ne risente positivamente visto che i suoni coinvolgono ogni parte del corpo, agendo sulla pelle, sulla circolazione, sul battito del cuore, sulla respirazione e via dicendo. Durante il bagno di gong l’aura assume una colorazione bluastra, associata a uno stato di profondo rilassamento. In un secondo tempo diventa verde, colore associato alla pulizia sottile, infine assume una colorazione tra il violetto e l’oro, cromie dell’energia divina. L’efficacia dei bagni sonori è stata persino riconosciuta da una ricerca dell’Associazione Europea Massaggio-Sonoro-Terapia del 2007, che ne ha riconosciuto il valore in relazione alle gestione dello stress, al miglioramento del rapporto con il corpo, con il riposo e la creatività. |
"Affidati alla vita in assenza di credenze
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