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Studiando e praticando lo yoga sentiamo spesso parlare di prana, di corpo sottile, o di anatomia sottile. Il prana è il concetto yogico di energia, una forza vitale presente in noi e nel mondo, connaturata al respiro.
È un concetto complesso e non facile da comprendere: cerchiamo di descriverlo. Il prana: non solo respiro Il prana non è solo il respiro, benché le tecniche di respirazione nello yoga siano conosciute proprio col nome di pranayama. Il termine prana viene tradotto a volte con “respiro”, ma è riduttivo e genera confusione: nel respiro il prana assume una delle sue molte espressioni, ma non è semplicemente ossigeno e azoto, non solo “aria”, ma qualcosa di più sottile e pervadente, presente anche nel vuoto. Il prana è forse l’elemento più “difficile” da capire, perché la nostra mentalità moderna è molto diversa da quella tradizionale indiana e dalle altre culture che riconoscono questa forza vitale intangibile (nella tradizione cinese viene chiamata chi, in quella giapponese ki: entrambe sono assimilate al prana). Cosa significa la parola prana? Prana deriva dalla radice pra–an (“respirare”, “inalare”) e indica il soffio vitale che pervade il corpo e lo anima, dura finché dura la vita e svanisce al suo svanire; ma è anche l’energia che circola nel corpo attraverso le nadi, i canali del corpo sottile. Il prana è considerato la prima via: il prefisso pra significa sia “primo” sia “principale”. Secondo i Veda il mondo è stato creato da una espirazione: ecco perché il prana è spesso identificato con la respirazione, in particolare col respiro originario. Un altro significato della radice pra è “riempire”: prana è l’energia che riempie tutto l’universo e colma ogni cosa. Il prana è presente in tutte le cose, animate e inanimate; è la base del sistema energetico indù e della sua pratica più importante, il pranayama. Il più importante dei sensi “È difficile spiegare il prana come è difficile spiegare Dio” (B.K.S. Iyengar) Quando i concetti sono ostici per la mente, trovano migliore comprensione tramite parabole o fiabe. Ecco dunque una storia tratta dalle Upanishad; che narra come i sensi del corpo discutano tra loro su chi sia il più importante per l’uomo: “Gli occhi pretendevano di avere il primato, affermando che se l’essere umano non può vedere, la sua vita è finita. Allora intervennero le orecchie, sostenendo che è vero, l’uomo può vivere senza sentire, ma se non ci fossero loro la vita cesserebbe; ma il naso disse: “No no, sono io il più importante” e lo stesso fece la bocca, dicendo che se l’uomo non ha più il gusto cessa di vivere. Nacque così una disputa, e il prana ascoltava in silenzio. Poi decise di intervenire: “Siete degli sciocchi. Voi tutti esistete grazie a me e non avete un’esistenza propria”, e per provarlo si ritirò dagli occhi. L’uomo fu cieco, i medici indagavano, senza trovare nulla che non andasse, a livello organico. Il prana si ritirò via via anche dagli altri organi di senso, per poi tornarvi, uno per volta, cosicché tutti capissero la sua fondamentale importanza. E così fu. Prana è il più importante.” Il prana è energia fisica, mentale, intellettuale, sessuale, spirituale e cosmica; è forza vitale. Rappresenta anche l’aria, lo spirito, l’energia sottile o le correnti che nel corpo si spostano verso l’alto. Il prana è presente in tutti gli esseri dell’universo, che lo acquisiscono alla nascita, permette loro di vivere e, alla morte, torna a dissolversi nel soffio cosmico. Tutto ciò che vibra energeticamente è prana, anche le energie inesplorate dalla scienza e dalla fisica come la luce, il calore, la gravità, il magnetismo e l’elettricità. Prana è ciò che dà origine a ogni movimento; da prana scaturisce la luce. I cinque prana Il prana all’interno del nostro corpo non è uno: ce ne sono cinque, i cui due più importanti sono prana (che sta nel cuore) e apana (nell’addome). Gli altri tre sono così localizzati: samana nella zona dell’ombelico, udana nella gola, vyana si muove in tutto il corpo.
Se il prana è energia che circola, devono esserci dei canali in cui scorra. Secondo la fisiologia mistica dello yoga esistono le nadi, canali del corpo sottile. Sono centinaia di migliaia, ma le principali sono tre: Ida e Pingala, localizzate lungo la colonna vertebrale, una a destra e una a sinistra, e Sushumna, che decorre lungo l’asse della colonna vertebrale. Il prana si muove dunque lungo i canali che costituiscono l’anatomia sottile e, con opportune tecniche yogiche e pratiche di respirazione, lascia i due canali laterali per installarsi nella sushumna; è il risveglio di Kundalini, l’energia che giace avvolta in spire alla base della colonna vertebrale. Cos’è l’anatomia sottile? L’anatomia sottile è un’anatomia distinta ma connessa al corpo fisico e ci parla del prana che scorre nel corpo sottile. Lungi dall’essere una leggenda, è oggi un sistema riconosciuto e costantemente ridefinito, a mano a mano che se ne studiano gli aspetti, da chi lo pratica (pensiamo ai prano-terapeuti, appunto: “coloro che curano con il prana”). L’anatomia sottile ci insegna che non siamo costituiti solo dal corpo fisico, quello che abitiamo e vediamo nello specchio, ma che i corpi sono molti. Di questi, il corpo sottile o suksma sarira sostiene i chakra, è la sede delle nadi ed è l’involucro del prana, il soffio vitale: si chiama infatti pranamaya kosha. Lo yoga e il prana Manas shaktimat Prana: “la mente guida e conduce il prana”. Lo yoga insegna – tramite tecniche, posizioni, purificazioni, respirazioni – a guidare il proprio prana, continuando, con la pratica, a purificare e tenere liberi i canali in cui scorre.
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Nell' l'Ayurveda esistono 2 gruppi di erbe:
E’ inutile sottolineare che, terapeuticamente, la varietà selvatica è migliore e il suo sinonimo è “Mahaushada” che vuol dire “grande medicina”. Prabhava – Azione specifica = Stimola Pitta, riduce Kapha e Vayu Per millenni lo zenzero e’ stato usato in ayurveda con specifiche limitazioni che oggi per colpa di questa nuova “moda alimentare” si sono perse, anzi sono defunte in nome del DIO-ZENZERO che risolve tutti i mali del mondo. Dunque, il nostro zenzero factotum e’ una spezia stimolante e carminativa di per sè, però la cosa più importante è capire come siete voi!!!!! A CHI PUO’ FAR BENE LO ZENZERO? Lo zenzero in ayurveda e’ utilizzato esclusivamente per Kapha e per un Vata ostruito. Mai per Pitta! Lo Zenzero è utile: Nella nausea, nel vomito, per stimolare l’appetito, nei dolori di stomaco, nei gonfiori di pancia e anche nell’ittero. Nei dolori cardiaci, angina pectoris (se si dà una tisana di zenzero i sintomi acuti si alleviano subito). Nelle sinusiti, faringiti, laringiti, tracheite, polmonite d è molto usato nelle bronchiti e nell’asma. Dolori reumatici, artrite reumatica e reumatoide; per esempio quando c’è gonfiore nelle giunture se ne fa una pasta e si applica esternamente, sgonfia e dà sollievo al dolore, (ha un attività antinfiammatoria). Se avete una sensazione di calore e bruciore alle piante dei piedi, oppure se avete costantemente freddo: si fa un olio medicato con lo zenzero e si fa un leggero massaggio e la sensazione di freddo scompare ( usare zenzero in polvere). Quelli che soffrono di gastrite cronica o anoressia nervosa se prendono un pezzo di zenzero con un poco di salgemma prima di mangiare miglioreranno il loro stato. E’ anche un leggero afrodisiaco, nonostante sia di sapore piccante ( in genere è il sapore dolce che rende afrodisiache le erbe) Per le donne che soffrono di amenorrea primaria o secondaria c’è una preparazione specifica “Suvakia shunti” che è un preparato dolce fatto con lo zenzero. Vi consiglio di cominciare ad usarlo in cucina, lega con molte pietanze, il rizoma fresco, tagliato a pezzettini dona un gusto particolare all’insalata, rendendola più digeribile, è ottimo con il pesce ( si possono preparare delle salse per condirlo veramente eccezionali)…..oppure semplicemente usatelo con acqua calda in immersione è una tisana rinvigorente e riscaldante, buona per gli inverni particolarmente rigidi. Lo zenzero è un ottimo coadiuvante, terapeuticamente parlando, ricordatevi però che nulla può sostituire l’operato del medico. LE QUALITA' MAGICHE DELLO ZENZERO ... Favorire la prosperità Risvegliare la propria energia vitale e magica: per questo si mangiava cibo preparato con zenzero Tenere lontane le malattie: a questo scopo si masticava una radice pulita e poi si sputava sulla zona del corpo malata per cacciarla via Riaccendere la passione in una relazione: per questo motivo si preparavano vini o pozioni magiche, nota ad esempio quella composta da zenzero, cannella, chiodi di garofano, pangrattato e acqua di rose Attirare soldi: si spargeva radice di zenzero nella borsa, nelle tasche oppure si piantava Non sentire la fatica Calmare un temporale e invocare la pace: si lanciava una radice di zenzero in mare Lo zenzero veniva utilizzato anche nella realizzazione di amuleti o inserito all’interno delle bustine di medicinali per promuovere una buona salute e favorire la protezione del malato. Gli aromi dello zenzero servivano poi a realizzare profumi speziati e freschi, utilizzati per riti magici in cui si evocavano le forze dell’aldilà. Anche in alcune zone dell’Africa lo zenzero era considerato magico. Si credeva che mangiarne molto evitasse punte di insetti e zanzare (particolarmente pericolose in quei luoghi) mentre la radice essiccata era in grado di proteggere dagli spiriti maligni e dai brutti sogni se tenuta ogni notte sotto il cuscino. Lo zenzero in polvere cosparso nel cortile contribuiva invece a tenere lontani i guai dalla propria casa. Zenzero, una ricetta per tenere lontana la sfortuna Vi presentiamo una ricetta a base di zenzero utilizzata per tenere lontana la sfortuna (naturalmente prendetela per quello che è: un esempio di come si utilizzava la spezia in passato all’ interno di riti magici e propiziatori, un affascinante ricordo del passato mistico del nostro pianeta).Ingredienti:
“Le erbe della terra riempiono la mia vita di luce. Portami fortuna in un giorno e una notte. Questo incantesimo è penetrato di magia e mistero. Trasforma la mia sfortuna in una cosa del passato La sfortuna andrà a fondo nel terreno. D’ora in poi buona fortuna mi seguirà in giro” Tenete il sacchetto sempre con voi per un giorno e una notte e poi seppellitelo nel terreno (non in un posto di vostra proprietà). Con lui sarà seppellita anche la vostra sfortuna! Quando parlo di mindfulness ai non addetti ai lavori, noto che esiste molta confusione. Cosa significa mindfulness? Cosa è?
In Italia, inoltre, la mindfulness sta andando incontro ad una notevole diffusione e su internet si trovano tutta una serie di informazioni che talvolta rischiano di amplificare il senso di confusione. A partire da queste premesse, obiettivo di questo articolo, sarà quello di fare un pò di chiarezza e spiegare cosa è e cosa non è la mindfulness. Personalmente mi piace definire la mindfulness una “filosofia di vita”, un modo di approcciarsi e vivere la realtà, la quotidianità. Mindfulness: un pò di storia La “filosofia” mindfulness “nasce” in Oriente dai monaci tibetani ma è stata colta e protocollata, in percorsi ben definiti, da Kabat Zin, un biologo che si era stancato di stare nel suo laboratorio e che ha cominciato ad incuriosirsi degli effetti positivi di questa pratica. Il primo protocollo mindfulness nasce per la riduzione dello stress. Da quel momento in poi sono nati diversi protocolli, dedicati non solo allo stress ma anche ad altre aree e ad altre problematiche, ad esempio quella alimentare (mindful eating) Mindfulness: quale significato? Mindfulness è la traduzione in inglese della parola Sati, che nella lingua pali (lingua liturgica del Buddhismo), si riferisce all’espressione “attenzione consapevole”, “consapevolezza”. Letteralmente l’ideogramma completo si riferisce all’atto di vivere il momento presente con il cuore. Secondo la definizione di Jon Kabat-Zinn, Mindfulness significa “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante” (1994, p. 63). Pilota automatico versus approccio mindfulness Noi nella maggior parte della nostra quotidianità siamo poco mindfulness, cioè tendiamo ad essere guidati più dal “pilota automatico”. Per pilota automatico si fa riferimento a tutti quegli schemi abituali e automatizzati che utilizziamo per fronteggiare la realtà. Attraverso questi schemi siamo più portati a reagire alle situazioni, invece di scegliere, in maniera consapevole, il modo in cui comportarci e vivere la realtà. Questo, ad esempio, è particolarmente vero per le persone che soffrono di disturbi alimentari, di fame emotiva e che, in preda al pilota automatico, usano il cibo come canale privilegiato per auto-consolarsi e controllarsi. Tutti abbiamo sperimentato e continuiamo costantemente a sperimentare le reazioni tipiche del pilota automatico, privo di consapevolezza. E’ importante precisare che non necessariamente le reazioni automatiche sono sempre negative -ad esempio, guidare la macchina è un esempio funzionale di attivazione del pilota automatico. Ovviamente se ci affidiamo sempre a questa modalità, smettiamo di vivere la nostra vita e permettiamo a questi meccanismi automatici di prendere possesso di troppa parte della nostra vita; vediamo ma non guardiamo, ascoltiamo ma non siamo attenti a ciò che l’altro dice, viviamo e non viviamo e questo vale sia per chi vive la propria quotidianità, sia per chi vive un momento di disagio o sofferenza emotiva o psico-fisica. Mindfulness e i 7 principi La mindfulness come pratica meditativa si basa su quelli vengono chiamati i 7 pilastri della mindfulness stessa. Si tratta di sette principi, utili per approcciarsi -non solo alla meditazione mindfulness- ma anche alla vita, con un atteggiamento ed un’apertura mentale che aiutano a sviluppare la nostra innata capacità ad accettare le cose così come sono.
Esistono due modalità principali di praticare la mindfulness e allenare la nostra mente ad essere presente nel qui ed ora: Pratica formale: consiste nel meditare in maniera strutturata almeno una volta al giorno e richiede, pertanto, un allenamento quotidiano. La modalità migliore per iniziare la pratica formale è trovare un oggetto, un gesto verso il quale dirottare la propria attenzione, ad esempio il respiro. Ciò che viene richiesto nella pratica formale mindfulness è rimanere concentrati sul respiro per un periodo di tempo ben definito (in genere 20 minuti) Pratica informale: questa modalità non prevede un momento strutturato ma, al contrario, può essere messa in pratica in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi contesto. Ad esempio puoi decidere di mangiare e assaporare i cibi concentrandoti sui sapori; guardare un paesaggio concentrandoti sulle sensazioni non solo visive ma anche uditive che rimanda. Mindfulness: cosa non è Per chiudere questo semplice articolo di approfondimento sulla mindfulness, una breve carrellata su cosa non è: Non è una tecnica di rilassamento: per quanto si parli di meditazione, l’obiettivo della mindfulness non è il rilassamento. Ricercare a tutti i costi di la sensazione di rilassamento, finisce col creare l’effetto contrario. La mindfulness e la sua filosofia, aiuta gradualmente a trovare o ritrovare una rinnovata sensazione di benessere psico-fisico ma che non passa necessariamente con la sensazione di distensione che ci si aspetta nel corso della meditazione. Non è assenza di pensieri, nè una via di fuga: i principi di accettazione, pazienza e quello del saper lasciare andare e tutti i pilastri tipici della mindfulness, rischiano di essere travisati e possono far vedere la mindfulness come la “panacea”, come la “soluzione a tutti mali del mondo”, come quella modalità che permette di farci svuotare letteralmente la mente dai pensieri. Fonte: www.milano-psicologa.it Argomento trattato al Centro Ederel
La numerologia è lo studio della possibile relazione mistica o esoterica tra i numeri e le caratteristiche o le azioni di oggetti fisici ed esseri viventi. La numerologia e la divinazione numerologica erano pratiche popolari fra i primi matematici come Pitagora, ma oggi sono considerate una pseudoscienza. Questo sviluppo è storicamente simile a quello avuto
Elaborando nomi, data di nascita e alcuni altri parametri, è possibile trovare non soltanto l’ archetipo personale, ma anche una serie di altri dati che consentono di inquadrare la personalità di ciascuno di noi e le prospettive che ognuno dovrebbe seguire per essere in armonia con le caratteristiche peculiari della sua essenza interiore. L’ORIGINE DELLA NUMEROLOGIA La numerologia ha radici molto antiche e appartiene a diverse tradizioni sia occidentali che orientali. Nel bacino del Mediterraneo, Assiri, Caldei e Babilonesi ne sono stati i precursori e anche la scuola pitagorica si è occupata di numerologia. Anche le civiltà precolombiane dell’America, Maya, Incas e Aztechi ben conoscevano l’importanza dei numeri e del loro significato. NUMEROLOGIA ANGELICA La numerologia angelica è una disciplina piuttosto nota e parecchio utilizzata, con grandi valenze spirituali e pratiche. Gli Angeli sono 72 e il nome di ogni angelo è formato da 5 lettere dell’alfabeto ebraico. Ogni lettera dell’alfabeto ebraico ha un valore numerico. Pertanto, sommando il valore di ciascuna lettera, si ottiene un numero per ogni angelo. Secondo la Ghematria, (un antico sistema di origine biblica) questo numero resta nel suo valore assoluto, vale a dire non si riduce a cifra unica. La NUMEROLOGIA CINESE, ben nota anche ai nostri giorni, fa riferimento ad una matrice numerica, formata da un quadrato “magico” composto a sua volta da 9 quadrati più piccoli si chiama Lo-Chou e costituisce anche la base di altre discipline. In occidente, questo stesso quadrato si chiama “quadrato magico di Saturno” ma ha altre utilità. La numerologia cinese costituisce una disciplina di grande fascino e di una certa complessità, ma differisce parecchio nella tecnica e nei calcoli rispetto alla numerologia occidentale. NUMEROLOGIA E SOGNI Un altro argomento strettamente legato alla numerologia riguarda il collegamento con i sogni. Non solo e non tanto per un riferimento ai vari giochi che prevedono l’utilizzo di numeri, ma anche e soprattutto per estrapolare da un sogno alcuni numeri che possono indicare un percorso, una via che in quel momento possono essere di particolare utilità. Non è semplice darne una spiegazione sintetica, ma si parte scrivendo alcuni momenti essenziali del sogno stesso e riportando alcuni eventi in parole prima e in numeri poi, utilizzando il prospetto dell’alfabeto a 26 lettere. Molto interessante, ad oggi, è l’ associazione di lettere e numeri con gli archetipi, il cui termine è stato usato per la prima volta da Jung all’ inizio del secolo scorso, che sono schemi universali e innati che a loro volta costituiscono l’ inconscio collettivo. Nella Numerologia moderna di matrice occidentale esistono parecchi “schemi” per portare le lettere in numeri, partendo dall’ alfabeto. La NUMEROLOGIA TANTRICA estrapola significati nascosti e relazioni sottili tra l’universo e l’uomo. Rintraccia e descrive in modo parallelo ed equivalente all’analisi astrologica i punti focali e sinergici dell’esistenza dell’individuo. Traccia il processo dell’anima, da dove proviene e dove anela andare e manifestarsi. Indica i limiti che trattengono l’evoluzione e i talenti che la favoriscono. La Natura di un numero appartiene al pianeta che lo governa. L’astrologia e la Numerologia Tantrica sono lo strumento che permette la comunicazione tra regno sottile e regno umano. Tutte le informazioni riportate in questo blog sono a scopo divulgativo generico.Liberamente tratti da varie fonti web.#centroyogaederel Se gli “organi di senso” servono principalmente a permetterci di relazionarci ed interagire con il mondo che ci circonda, il tatto, in particolare è in grado di “comunicare” con gli altri ad un livello più profondo.
Mentre, infatti, la vista, l’udito, l’odorato ed il gusto ci consentono un’apertura sensoriale “oggettiva” ma limitata, il tatto accende, nel toccante e nel toccato, sensazioni soggettive immediate che, quasi sempre, trascendono la fisicità del tocco. Ed il nostro corpo risponde, a questa caratteristica, con tutta la sua superficie. Infatti la peculiarità del tatto è proprio l’ampiezza della sua distribuzione. La differenza con gli altri sensi è che essi operano specificamente attraverso i relativi organi deputati alla loro attività, mentre il tatto risponde alla sua funzione attraverso i “ recettori” che sono distribuiti su tutta la pelle, dalla sommità della nuca alla punta estrema delle dita dei piedi. Il nostro corpo diventa, allora, un’area spaziale completa a disposizione per dare e ricevere gli stimoli tattili che provengono dall’ esterno. Ed il primo stimolo d’amore lo riceviamo già al momento della nascita e nei primissimi giorni di vita dove il tocco e le carezze della mamma ci “comunicano” quel sentimento di accoglienza e sicurezza che ci conforta e ci rassicura. E’ noto che numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che la stimolazione tattile è assolutamente indispensabile per la sopravvivenza dell’organismo e che persone private nell’infanzia di carezze ne hanno sofferto a livello di sano sviluppo fisico e psichico portandosi dietro pericolose carenze comportamentali nell’età adulta. Tutto questo significa che quando si ama una persona l’esigenza naturale è proprio quella di toccarla, di accarezzarla così come, del resto, noi stessi facciamo con il nostro corpo quando una parte di esso è dolorante. La tocchiamo, la accarezziamo, la massaggiamo. “Contatto”, “Carezze”, “Massaggio”: una simbiosi gestuale che risponde ad un unico obiettivo, uno scambio relazionale d’amore indirizzato a migliorare lo stato psicofisico di chi riceve tale trattamento. Ma per arrivare a tutto questo non basta semplicemente “ toccare “,”carezzare”, “massaggiare”: occorre superare la fisicità del gesto ed operare ad un livello relazionale più profondo, un contatto che trasmetta impulsi profondi, un contatto che sia intuizione ed ascolto, una presa di coscienza del messaggio che il corpo “toccato” sta trasmettendo: una “ comunicazione tattile” che diventa essenziale perché immediata ed autentica e che sostituisce e supera il linguaggio verbale, spesse volte vuoto ed ingannevole. Ecco allora che inizia a comprendersi l’importanza dell’intervento del naturopata in questa “comunicazione tattile” dove la sensibilità e la preparazione dell’“operatore del benessere” è in grado di meglio comprendere i messaggi del corpo e le sue richieste di aiuto. Il naturopata sa che quando l’energia che scorre dentro di noi non fluisce liberamente il nostro organismo si irrigidisce, ne risente negativamente e noi, di conseguenza, stiamo male. Il naturopata sa che, in queste situazioni, i conflitti emotivi e lo stress si impadroniscono di noi e la nostra persona, intesa complessivamente ed unitariamente come corpo-mente, perde ogni capacità di rilassarsi e, a sua volta, il mancato rilassamento esaspera la condizione di tensione. Il naturopata è in grado di accorgersi quando questi “disequilibri psichici” si ripercuotono a livello fisico comportamentale: il corpo si contrae e si irrigidisce ed aumentano le tensioni che si scaricano a livello di articolazioni e di singoli organi (tipici esempi possono ritrovarsi nei dolori articolari e muscolari della schiena, dolori cervicali, cefalee tensive ecc): Ma anche gli organi interni “somatizzano” e così malattie dell’apparato digerente ( colon irritabile, gastriti ecc) ovvero tachicardie, sbalzi di pressione ecc sono sintomatici di uno stato di tensione interna e ci indicano, in modo molto chiaro, l’organo bersaglio di una situazione di stress o di conflitto emotivo. Queste conoscenze danno allora al naturopata la possibilità di utilizzare la “comunicazione tattile” per ristabilire il benessere psico-fisico della persona trattata cogliendo i messaggi del corpo e utilizzando lo strumento del “massaggio” per il raggiungimento dell’obiettivo. Sarà un contatto che andrà “oltre” il toccare fisico. Sarà un massaggio “con…tatto” dettato da tocchi e gesti ispirati dall’ attenzione, dall’ accortezza, dal rispetto, dalla sensibilità. Dall’ amore per l’altro e dunque…”con…tatto”. In tal modo il contatto effettuato con “tatto”, prima di divenire massaggio sarà una comunicazione relazionale coinvolgente e profonda destinata a dare sollievo ai disagi presenti instaurando un contatto energetico che penetrerà dolcemente nel corpo dell’altro e scioglierà le tensioni fisiche e psichiche. COS’È LA PEDAGOGIA
Definita scienza ed arte dell’educazione, la pedagogia interviene nell’ apprendimento umano, ovvero nella modificazione progressiva di atteggiamenti e comportamenti, in funzione del loro sviluppo e miglioramento. La pedagogia applicata è l’estensione operativa della pedagogia, si occupa dei processi di cambiamento. Quando l’educazione ha prodotto disarmonie nella personalità e disfunzioni, la pedagogia applicata favorisce una ripresa del processo di contatto con il proprio sè mirato a produrre comportamenti sani e aumentare il benessere nella relazione con sè stessi e con gli altri. Nella nostra cultura occidentale la storia ci ha raccontato come sia stato facile separare il mondo delle idee (èidos) da quello della materia (caos) già ai tempi del filosofo Platone. Dopo costui vennero tanti altri autorevoli filosofi e pensatori, ma tutti seguirono questa impostazione, difendendo il principio che si possa acquisire una certa conoscenza di se stessi senza presupporre necessariamente una conoscenza del corpo. La Pedagogia Olistico-Scientifica è un approccio all’Educazione e all’Apprendimento basata su una Visione completa dell’Essere Umano in cui sono interconnesse Psiche, Emozioni, Funzioni Cognitive e Corpo, ma anche l’Essere Umano stesso è interconnesso atomicamente ed energeticamente con Tutto. Nelle arti marziali antiche che hanno preso origine dallo Yoga indiano, passando al Tai Chi Chuan cinese, per poi radicarsi in tutto l’Estremo Oriente (nella stessa Cina, il Kung Fu ecc.; in Corea il Taekwondo; in Giappone, Judo, Kendo, Karatedo ecc.; in Thailandia, il MuayTay ecc.; in Vietnam il Viet vo dao ecc.), il punto di partenza è un altro: IO sono il mio corpo. Ed è qui che cade il dualismo mente-corpo, in quanto non sono più considerate come due cose separate. La persona, in tutte le arti marziali, non è solo un corpo che compie dei gesti e non è solo una mente che ragiona o un cuore con delle emozioni, ma è tutto insieme. Questo approccio è detto “olistico”. Psicopedagogia applicata alle arti marziali Ciascun essere umano ha potenzialmente l'intelligenza che lo conduce alla conoscenza graduale del mondo circostante e all'impiego di certi mezzi per impadronirsene e affermare se stesso. Tutti siamo in un certo modo responsabili con le parole, gli atti e con gli atteggiamenti, dell'educazione delle persone che ci vivono accanto. L'educazione impegna tutta la vita e tutti noi. La pedagogia è intesa come scienza dell'educazione. Nel nostro secolo si sono molto sviluppati gli studi scientifici intorno alla psicologia dell'età evolutiva che va dalla nascita alla completa formazione dell'uomo. Dal punto di vista pedagogico le arti marziali si rivolgono ai bambini come un gioco, impostando una gamma di esercizi il più vasta possibile per un maggior arricchimento degli schemi motori, migliorando quindi la coordinazione motoria. Proporre l’arte marziale, da parte del maestro o istruttore, anche come gioco realizza quelle condizioni neuromotorie e psicologiche che, grazie alle molteplici esperienze del bambino, permettono diverse modalità esecutive del movimento nella coordinazione, precisione, funzionalità ed efficienza; gli elementi del gesto tecnico specifico non avranno un carattere di estrema rigidità ma dovranno destare nel bambino interesse e curiosità. Le potenzialità delle arti marziali possono offrire un valido aiuto anche a chi, avendo vissuto esperienze di privazioni, abbandono o violenze, si trova nelle condizioni di rimodulare e ricalibrare il proprio io. Sviluppo del coordinamento e delle abilità corporee, miglioramento dell'autostima e controllo dell'aggressività, sono i principali obbiettivi. Queste caratteristiche della persona sono da sempre oggetto di considerazione nella pratica delle arti marziali in quanto il fine ultimo delle discipline marziali mira principalmente all'equilibrio della persona e alla sua salvaguardia da nemici esterni ma anche interni. Per riuscire a portare avanti un lavoro con persone o bambini che siano, si deve uscire dagli schemi della tradizione marziale; solo lavorando sulla singola persona e sul suo "problema" si potranno raggiungere dei risultati positivi. Si può quindi affermare che la pratica delle arti marziali può essere, attraverso la sua pedagogia e la sua didattica, una pratica educativa a tutti gli effetti. Quella del fiore di loto è una pianta acquatica che appartiene alla famiglia delle Nelumbonacee e ha origini antichissime: è comparsa sulla terra ben 80 milioni di anni fa.
A questa famiglia appartengono solamente due specie di piante:
SIMBOLOGIA I fior di loto un simbolo ancestrale e molto significativo che nell’antico Egitto e in estremo Oriente ha rappresentato in diverse epoche i suoi aspetti esoterici in diversi contesti. Secondo la cosmologia hermopolitana, il caos primordiale era strutturato secondo il dualismo maschile-femminile e i primi esseri viventi terrestri emersero dal fango sotto forma di umidi anfibi e rettili squamosi. Amun, l’antica divinità solare, fece sorgere dalla palude il primo fiore di loto, che poi assunse a Tebe e in tutto l’Egitto una grande importanza simbolica. Soltanto sotto i caldi e diretti raggi del sole, infatti, il fiore si apre nella sua splendida forma galleggiante. Fasci di fiori di loto si innalzano davanti agli Dei intrecciati ai papiri nei rilievi e nelle più antiche raffigurazioni sacre egizie; un fiore di loto e uno stelo di papiro uniti rappresentavano anche l’unione dei regni dell’Alto e del Basso Egitto, come espressioni vitali delle due nature simboliche del fiume Nilo. La dea preindoeuropea Padma è invece la patrona del fiore di loto in India, in Tibet e in altre località orientali. Anche il dio ariano Brahma è collegato a questo simbolo e si raffigura spesso all’interno di un mistico fiore di loto emerso dall’ombelico di Vishnu, addormentatosi sull’acqua. Anche di Buddha si racconta che abbia “piedi di loto” ed è famosa la formula rituale buddista tibetana “Om mani padme hum”, in cui spicca la parola padme (loto), di chiara origine indiana e dalla evidente similitudine con il nome della dea Padma. In America centrale una ninfea molto simile al loto, sicuramente già nota ai misteriosi Toltechi, era chiamata “fiore dell’acqua” nello Yucatàn e serviva come ingrediente per la bevanda mistica narcotica dei Sacerdoti del Giaguaro. Anche in questo caso il simbolismo richiama il sonno ed il sogno rituale di chi va in estasi cosciente. Non si trattava, né si tratta, ovviamente di un semplice addormentarsi, o peggio di sprofondare in mondi artificiali in cui ubriacare la consapevolezza, ma di sublimi viaggi all’interno del divino Sé, in cui la mente ordinaria non è che un organo percettivo e la Coscienza riassume tutta la sua vera identità. Saper unire i simboli del Sole (veglia) e della Luna (sonno) era, ed è tuttora, uno degli obiettivi dei mistici di ogni epoca e di ogni tradizione iniziatica: il sonno cosciente può essere un eccellente strumento di conoscenza. Il fiore di loto, pur nascendo dal limo e dalla fanghiglia spesso maleodorante, emerge dagli stagni e dalle paludi con colori e profumi sublimi; e così facendo si innalza, si purifica, procede dal Basso all’Alto, dal fango al cielo. In Cina il loto azzurro è sinonimo di pulizia, ed è singolare che un tale immacolato fiore nasca dal fango, che invece rappresenta universalmente la sporcizia. Questo dualismo è ancora un’espressione dialettica dei già menzionati duplici significati del loto, che richiama ugualmente il Sole e la Luna, il principio maschile e quello femminile, il giorno e la notte, la veglia ed il sonno, la purezza e la putrefazione, il profumo immacolato e il fetido marciume. Per questi motivi è uno dei simboli maggiormente utilizzati dal Tantrismo per rappresentare l’unione degli opposti e quindi anche l’unione mistica sessuale: nel Tantra come nell’occidentale alchimia una mistica unione di princìpi antagonisti genera il perfetto androgino, divina allegoria della meraviglia della sublime realizzazione umana. Il fiore di loto raccoglie anche in sé le quattro essenze universali: la Terra del fondale lo nutre e ne rende resistente lo stelo; l’Acqua vitale è l’ambiente che lo sostiene e lo culla; emerge poi sulla superficie spandendo il suo profumo nell’Aria; ed infine ricorda il Fuoco con la forma del suo fiore dai petali come fiamme protese verso l’alto. I MILLE USI DEL FIOR DI LOTO: DALLA COSMESI ALLA CUCINA Comunemente viene utilizzato in ottica ornamentale per decorare stagni, vasche d’acqua e laghetti, ma il fior di loto ha molteplici proprietà, tanto da essere impiegato anche in settori più particolari come la cosmesi, la medicina, la sartoria o perfino la cucina. COSMESI Uno degli aspetti più curiosi del fior di loto è che tutte le sue parti vegetali posso essere utilizzate a seconda delle proprie necessità cosmetiche. I semi: sono ricchi di collagene e se usati correttamente combattono l’invecchiamento e l’inaridimento cutaneo. I petali: è possibile estrarne un olio dalle proprietà lenitive e rinfrescanti, ma una volta essiccati, sono indicati per le loro proprietà sedative e calmanti. La radice: se masticata, aiuta ad abbronzarsi in estate e previene le macchie solari MEDICINA I fiori di loto vengono impiegati da migliaia di anni nella medicina cinese nel trattamento della febbre e contro acne e eczemi. L’infuso di radice è utile a regolare la frequenza urinaria o altri disturbi come l’epistassi, l’asma, la tosse e il raffreddore. Si possono inoltre sfruttare le proprietà sedative dell’olio essenziale del fiore di loto per rilassarsi e calmare le tensioni dello spirito: bastano 5 gocce di olio essenziale di fior di loto nella vasca da bagno per lasciarsi alle spalle stanchezza della giornata. SARTORIA In Birmania, dal gambo del fiore si ricava un tessuto molto raro che viene filato a mano e utilizzato per le vesti dei monaci buddisti di alto rango. Il tessuto che ne deriva è un misto tra lino e seta grezza, morbido, fresco, resistente alle pieghe e molto traspirante. CUCINA Anche in cucina i fiori di loto trovano moltissimo spazio grazie alla peculiarità di contenere pochi grassi, ma molteplici ingredienti benefici: vitamina C, potassio, tiamina, riboflavina, vitamina B6, fosforo, rame e manganese. I petali: vengono mangiati, mentre le foglie possono essere utilizzate come “piatti decorativi”. Oppure, una volta essiccati, si ottiene un tè profumato con proprietà sedative e calmanti. I rizomi: sono utilizzati come condimento per zuppe e minestre. I semi: possono essere consumati freschi, essiccati o cucinati come i popcorn, oppure si può ricavare una pasta utilizzata in pasticceria per la preparazione di dolci. Nong Han Kumphawapi è un incantevole lago situato nella provincia thailandese di Udon Thanai. Durante il periodo invernale si ricopre di un fitto tappeto di splendidi fiori di loto offrendo uno scenario naturale di spettacolare bellezza. La fioritura di queste incantevoli piante acquatiche inizia a dicembre e si lascia ammirare fino alla fine di febbraio, una magia che tinge l’intera superficie del lago con colori dalle tonalità più brillanti, che passano dalle sfumature del rosa più tenue fino a raggiungere la più intensa gradazione fucsia. Il lago è conosciuto con il nome Talay Bua Daeng, che significa “mare di loto rossi”, anche se in realtà i fiori sono rosa. L’orario migliore per assistere allo spettacolo è sicuramente l’alba, prima che il sole si alzi all’orizzonte e con il suo calore costringa i fiori a chiudersi. Le placide acque ricoperte da milioni di ninfee rosa e popolate da una grande varietà di uccelli, come gli Aironi e i Falchi, contribuiscono a rendere questo luogo una meta romantica, scelta da numerose coppie di sposi per il servizio fotografico del proprio matrimonio. E' una forma di terapia antica e anche uno dei gesti più naturali che compiamo quotidianamente, dal momento che è istintivo frizionare una spalla indolenzita, o sfregare quella parte del corpo che ci fa male.
In pratica è un insieme di diverse manovre eseguite sul corpo per lenire dolori muscolari o articolari, per tonificare il volume di alcuni tessuti, ma anche per preservare e migliorare il benessere psichico, allentando tensioni e fatiche. STORIA DEL MASSAGGIO Il ricorso al massaggio, per eliminare la fatica, alleviare il dolore, rilassare e consentire una più facile applicazione di oli e unguenti sulla pelle, si perde nella notte dei tempi. Probabilmente, rappresenta la più antica forma di trattamento medico. I TIPI DI MASSAGGI Esistono varie tipologie di massaggio:
Le manovre più usate per massaggiare sono lo sfioramento, la frizione, l'impastamento e la percussione. Queste manovre vengono eseguite sul corpo per lenire dolori muscolari o articolari, per tonificare il volume di alcuni tessuti, ma anche per preservare e migliorare il benessere psichico, allentando tensioni e fatiche. Tipologie di massaggi ... MASSAGGIO ANDINO “QHAQOY” La cultura andina si sviluppò intorno al lago Titicaca e si espanse poi in una vasta area del Sud America, raggiungendo il suo massimo splendore nel periodo del Tawantinsuyo. Essa si caratterizza per una visione del mondo essenzialmente legata alla natura e ai suoi processi, tanto che la divinità principale è la Pachamama, la dea Natura, appunto. MASSAGGIO OCCIDENTALE CON SACCHETTI DI ERBE I principi che rendono efficace un massaggio con tamponi di erbe sono gli stessi sia nell’Ayurveda, sia nella antica tradizione europea: il calore dell’olio caldo aiuta la distensione della muscolatura contratta e al contempo favorisce la liberazione, da parte delle erbe officinali contenute nei tamponi, di principi attivi utili al rilassamento e all’azione anti-infiammatoria. COPPETTAZIONE La coppettazione è una tecnica antichissima che consiste nell'applicazione sulla pelle della persona trattata di coppette simili a vasetti di yogurt o tazze di vetro, bambù o ceramica creando un effetto “ventosa” che tiene il contenitore incollato al corpo. MASSAGGIO COI PENNELLI Unico nel suo genere, il massaggio effettuato con i pennelli è un trattamento stimolante ma non invasivo, che rilassa e dona piacevoli sensazioni. A differenza della maggior parte dei massaggi, esso non sollecita l’apparato muscolo scheletrico ma lavora sul sistema pilifero, cioè la parte più superficiale del corpo. MASSAGGIO MAS.CUR.INT. Mas.Cur.Int è l'acronimo di Massaggio Curativo e Cure Integrate, un protocollo olistico che applica in modo sinergico e integrato tre diverse tecniche. MASSAGGIO MIOFASCIALE Il massaggio miofasciale è una tecnica di terapia manuale che non lavora sui muscoli, ma tra i muscoli (cioè sulla fascia che li riveste). MASSAGGIO TRIGGER POINTS Un trattamento che agisce direttamente sui punti del corpo dove si accumulano le tensioni, per eliminare i blocchi dal rachide, ritrovare più agilità nei movimenti e una maggiore estensione delle catene muscolari. MASSAGGIO SONORO Un’antica tecnica di guarigione che unisce il sapiente tocco delle mani alla musica, per riequilibrare mente e corpo. MASSAGGIO THAI MOOD Il massaggio Thai Mood deriva dal massaggio thailandese ma pur rispettando i canoni degli antichi trattamenti orientali, li integra con un approccio originale rendendolo una vera e propria esperienza che coinvolge tutti i sensi. MASSAGGIO AL BAMBÙ Secondo gli antichi cinesi, le canne di bambù erano in grado di far circolare al loro interno l’energia e potevano essere quindi utilizzate per assorbire l’energia in eccesso e ristabilire l’equilibrio energetico del corpo di un individuo. MASSAGGIO SPORTIVO. Specificatamente adatto agli atleti, il massaggio sportivo è una variante del massaggio svedese che ha lo scopo di alleviare i dolori causati da movimenti ripetitivi e di aiutare le persone a riprendersi più rapidamente dallo stress e dalle lesioni. Tempi di recupero più veloci, maggiore libertà di movimento e migliori prestazioni sono solo alcuni dei benefici riportati da chi riceve regolarmente dei massaggi sportivi. MASSAGGIO KALARI Il massaggio Kalari (dal nome di un’antica arte marziale indiana) è caratterizzato dall’uso esclusivo dei piedi anche se, per ottenere un effetto-relax, è ammesso in particolari casi l’utilizzo delle mani. Molto amato tra i praticanti di arti marziali, i danzatori e gli artisti circensi, ha origini lontanissime, risalenti ad almeno 3000 anni fa... MASSAGGIO SVEDESE. Questa forma, studiata per rilassare il corpo, è la prima che viene in mente quando si pensa ai massaggi. I terapeuti applicano una sequenza di lunghi e fluidi movimenti circolari atti ad allentare la tensione muscolare. Oltre ad aiutare a rilassare la muscolatura e ad allentare la tensione superficiale, il massaggio svedese agevola anche la circolazione sanguigna. MASSAGGIO BERBERO Il Massaggio Berbero è un’immersione totale nel mondo arabo fatto di odori di spezie antiche, di essenze profumate, di colori vivaci, di candele flebili, di suoni e di musiche dolci. L’acqua che tempra e rigenera, l’aria che è vapore e respiro, la terra che è fango ed è l’essenza di ogni cosa, il fuoco che è calore delle mani e degli unguenti, sono vissuti in una speciale alternanza e combinazione e vengono donati seguendo i dettami di un’esperienza e di una cultura antica e millenaria. RIFLESSOLOGIA PLANTARE. Riflessologia è una forma di massaggio del piede, durante il quale, i terapisti stimolano dei punti precisi sui piedi che si ritiene siano correlati ad altri organi e sistemi corporei. Tradizionalmente, si ritiene che la riflessologia aiuti a correggere gli squilibri in tutto il corpo. Come qualsiasi massaggio ai piedi, è anche un ottimo modo per alleviare la tensione causata dai tacchi alti o dallo stare in piedi per tutto il giorno. MASSAGGIO ROLFING © Il cosiddetto Massaggio Rolfing© è uno dei metodi più adatti ed efficaci per migliorare la postura attraverso un training che si sviluppa in 10 sedute di base; ciascuna di queste comprende una parte dedicata alla manipolazione delle mio-fasce, quel particolare tessuto che riveste i muscoli, per mezzo di un massaggio lento e profondo ed una parte di rieducazione posturale che mira a stabilire armonia ed equilibrio nella struttura corporea.. LINFODRENAGGIO Il drenaggio linfatico manuale (DLM), ideato da Vodder intorno agli anni 20, agisce sui vasi linfatici attivandone l'automatismo ed aiutando l'eliminazione del liquido interstiziale e della linfa. Il drenaggio linfatico manuale rappresenta una tecnica efficace ed ormai diffusa in tutto il mondo. MASSAGGIO SHIATSU Lo shiatsu è una forma di terapia manuale nata all'inizio del XX° secolo ad opera di maestri che praticavano tecniche di massaggio direttamente derivate dal massaggio tradizionale cinese o "tuina". Lo shiatsu è una tecnica di riequilibrio molto potente. Sottoporsi periodicamente ad un trattamento fatto da mani esperte è quindi un eccellente modo di restare in salute. MASSAGGIO THAI Il massaggio Thai è un massaggio medico praticato dai monaci buddisti della Tailandia. E’ stato tramandato da maestro e allievo per oltre 2500 anni. Combina i punti di digitopressione della Medicina Cinese con uno stretching assistito ispirato allo Yoga di derivazione indiana, che apre il corpo energeticamente e fisicamente. Lo scopo finale del Massaggio Tradizionale Thai è, sia per chi lo pratica che per chi lo riceve, il raggiungimento di uno stato di "leggerezza" e un’elevazione emotiva e spirituale. MASSAGGIO KUNDALINI Kundalini in sanscrito significa "serpente". L'energia nervosa e psichica posta nel loto in fondo alla colonna vertebrale, attraverso il massaggio si risveglia e sviluppa i poteri psichici risalendo tutti i chakra. MASSAGGIO IN GRAVIDANZA Il massaggio in gravidanza o massaggio prenatale è una pratica che asseconda le necessità del corpo della futura mamma nel corso delle varie fasi che precedono il parto e non solo in presenza di disturbi articolari. MASSAGGIO OSTEOPATICO Nel trattamento osteopatico il massaggio viene impiegato generalmente come parte preparatoria a trattamenti più specifici, articolatori (mobilizzazione di una articolazione), riposizionamenti vertebrali, di due capi ossei tra di loro sia per problemi posturali che post traumatici. Il termine di massaggio va più propriamente riferito nel trattamento osteopatico alle manipolazioni viscerali che, in effetti, insieme ai trattamenti fasciali e cranio sacrali, sono peculiari dell’osteopatia. MASSAGGIO CRANIO-SACRALE Tecnica di natura olistica, il massaggio cranio-sacrale viene praticato, con leggerissime manipolazioni, sulle ossa del cranio e sulla colonna vertebrale, intervenendo su un sistema – quello cranio-sacrale, appunto - che è in collegamento con ogni parte dell’organismo. La terapia con questo massaggio è in grado di apportare benefici a tutti i livelli: da semplice trattamento anti-stress, esso può essere in grado di riequilibrare la postura, i muscoli, l’apparato gastroenterico e di migliorare la respirazione. Essa è dunque risultata idonea in molti casi nella cura della sciatalgia, dei mal di schiena, dei traumi da parto, colpi di frusta, emicranie, scoliosi, vertigini e problemi dell’articolazione mandibolare. MASSAGGIO INFANTILE Creare benessere, proteggere la salute, ma anche rafforzare il legame tra genitori e figli. Il massaggio infantile è non solo una tecnica, ma anche un modo per comunicare basato sul tatto, che si può eseguire fin dai primi giorni di vita del neonato, e può continuare durante gli anni; inoltre è indicato anche per bambini con problemi di salute o handicap. MASSAGGIO HAWAIANO - LOMI LOMI NUI Di recente diffusione in Occidente, il massaggio hawaiano, detto localmente Lomi Lomi, tramanda l'antica sapienza dei Kahuna, i maestri di una tecnica oltre che curativa veniva praticata anche come un rito che accompagnava fasi di passaggio nella vita e che combina l’ipnotica sensualità della danza tradizionale con la grazia forte e ferma delle arti marziali locali. SHANTALA – IL MASSAGGIO INDIANO PER NEONATI Il Massaggio Indiano per Neonati - o Shantala - rappresenta un continuum energetico fra la vita uterina e quella esterna attraverso il quale è possibile prolungare l’intimo contatto tra madre e figlio, come un’integrazione fisiologica naturale e cosciente. MASSAGGIO HOT STONE Conosciuto già da tempo anche in Italia come Massaggio con pietre laviche, praticato da millenni, l'Hot Stone Massage è recentemente tornato in auge grazie alla riscoperta delle beauty farm americane che lo hanno poi rilanciato in tutto il mondo. Le sue proprietà sono diverse e vanno dalla cura dei disturbi muscolari al'azione di levigamento della pelle. AUTOMASSAGGIO CONTRO LE RUGHE Uno dei segnali più temuti dell'invecchiamento sono le rughe. Il massaggio, oltre a rafforzare i muscoli facciali, riattiva la circolazione del sangue e della linfa procurando un aumento del metabolismo, favorendo una accelerata produzione di cellule nuove. MASSAGGIO TIBETANO Si tratta di una antica tecnica della medicina orientale che comincia con l'applicazione di olio su tutto il corpo, cui segue un massaggio che percorre sul corpo la suddivisione nei tre "umori" che la medicina Tibetana identifica: il vento al centro, la bile al lato destro e la flemma al lato sinistro. CHIROPRATICA Anziché intervenire sui sintomi, la Chiropratica tratta le cause che provocano il disturbo, concentrando la propria attenzione sulle relazioni tra struttura (principalmente la colonna vertebrale) e funzione (coordinata dal sistema nervoso) e sul modo in cui questo binomio influenza il recupero e il mantenimento della salute. MASSAGGIO TUI NA Il Tui Na si applica utilizzando un insieme di metodi di massaggio e di mobilizzazioni articolari (spingere, premere, sfregare, picchiettare, pinzettare, scuotere, vibrare, impastare, ecc…). Queste diverse sollecitazioni provocano una stimolazione dei canali energetici (meridiani), regolando Yin e Yang, cioè i due stati dell’energia. WATSU: LO SHIATSU IN ACQUA Watsu è una parola composta che ha origine dalla contrazione dei due termini Water (Acqua) e Shiatsu. Come disciplina, quindi, essa deriva dall’unione dello Shiatsu, una delle attività olistiche più diffuse e praticate nei centri benessere, con una alta capacità di coniugare benessere e riequilibrio tra mente e corpo e l’ambiente acquatico, ove si possono svolgere diverse attività che fino a qualche tempo fa venivano praticate solo a terra. Comincia ad ascoltare il corpo e i suoi segnali ...! Il nostro corpo è piuttosto bravo nel mostrarci quando ha bisogno di un massaggio. Sarà il corpo stesso a suggerirci anche da quale tipologia di massaggio potrebbe ottenere il maggior beneficio. La più grande forma di guarigione l'abbiamo dentro di noi. La terapia olistica punta proprio a risvegliarla.
"Il Tuo Corpo riflette ciò che Tu sei, un Corpo in salute è il frutto di una Mente e di uno Spirito in equilibrio." ..................... "La Vita è una sola ed è una totalità consapevole che si trova in comunicazione costante e creativa con ciascuna delle sue parti e aspetti. La Vita sa quello che fa e ce lo comunica. La Vita ci parla tramite sussurri; se non riusciamo a comprenderla, ci parla più forte; se ancora non possiamo o non sappiamo sentire o non vogliamo ascoltarla, continua a parlarci sempre più forte fino a gridare. E il grido è il dolore, la malattia o l'infortunio." ......................... "La comparsa di un sintomo è il risultato di un processo che ha inizio quando non consentiamo ad una parte di noi di esprimersi. Un sintomo è un'espressione inconsapevole; la nostra intuizione, se la seguiamo, ci accompagna lungo il processo verso la guarigione perchè permette a questa parte interiore di trovare una via d'uscita che non sia un sintomo." E. Rolf Quando un allenatore della nazionale di calcio inglese, ammise che molti dei suoi giocatori consultavano abitualmente un guaritore spirituale, tutti i quotidiani ne riportarono la notizia. Si pensò subito che si trattasse di una nuova moda. In realtà, la guarigione spirituale (definita talvolta “naturale” o “per suggestione”) è indubbiamente la più vecchia forma di guarigione conosciuta dall’ uomo. Viene praticata in varie forme in tutto il mondo da migliaia di anni. Come molte altre antiche pratiche è stata rinnegata nel secolo passato in tutto l’Occidente. Soltanto di recente è stata riscoperta. Terapia olistica, Con il binomio “terapia olistica” si intende un metodo di cura totale della persona, considerata nell'unitarietà di corpo, mente, emozioni e spirito. Le terapie olistiche riportano sullo stesso piano gli aspetti fisici, mentali, emotivi e spirituali del soggetto, al contrario di quello che succede nella medicina tradizionale, in cui ciascuno di questi aspetti viene isolato a causa di priorità. È opportuno fare una premessa. Chi non è pratico di medicina alternativa e di terapie olistiche, considera spesso tali metodiche come circoscritte a una cerchia di credenze e fedi di tipo mistico/religioso. In realtà, l'approccio olistico è rivolto a tutti. Tutti abbiamo bisogno di rilassarci, così come tutti viviamo delle difficoltà. Che si pratichi o meno la meditazione, è indubbio che chiunque voglia stare bene con il proprio corpo e con la propria mente, indipendentemente da orientamenti di tipo culturale, religioso e sociale. Fondamenti olistici “Non nuocere”. È Ippocrate, padre della medicina, che fissa un punto saldo per le terapie olistiche. Il suo è un monito affinché non venga alterata o disturbata la capacità del corpo di autoguarirsi. L'attenzione va posta unicamente sulla causa del disturbo, e non sul singolo sintomo. Bisogna considerare l'intero sistema e non il singolo pezzo che si rompe. È utile partire dalle basi, dalla comprensione del meccanismo, revisionarlo, disintossicarlo e portalo alla normalità. Un approccio olistico deve essere sempre orientato alla consapevolezza che la salute non è un obiettivo, bensì la normalità del quotidiano. Edgard Cayce, da molti considerato il padre della medicina olistica , riteneva che stare al mondo significa essere responsabili della propria salute in modo vigile e costante. Se lo stato di salute viene comunque alterato e il sintomo si è già manifestato, vuol dire che il corpo ha palesato la sua richiesta, il suo malessere inascoltato. In quel caso, il medico che ha adottato un approccio olistico non lascerà il suo paziente in balia di dubbi e medicinali, ma lo guiderà nel lungo percorso della cura e lo stimolerà all' autoguarigione, attraverso l’ascolto, la presa di coscienza, e momenti di riflessione sulle esperienze che hanno preceduto lo stato patologico. La naturale capacità del corpo umano di auto-rigenerarsi è un altro assioma fondamentale nella terapia olistica. Bisogna soltanto dare il via a questo processo, accompagnandone dolcemente gli sviluppi. Ogni tipologia di terapia olistica si fonda su questo presupposto. Qualche esempio di terapia olistica. Rientrano tra le terapie olistiche molte delle cosiddette terapie naturali. L'aromaterapia si distingue per l'utilizzo di sostanze, i cosiddetti olii essenziali, dotati di principi attivi scientificamente comprovati dal punto di vista biochimico. L'utilizzo della vibrazione energetica è un fattore molto presente tra le terapie olistiche: cristalloterapia, cromoterapia, Reiki e anche fiori di Bach. L’armonizzazione di blocchi energetici, spesso emozionali, consente un ritorno al normale stato di benessere, all'equilibrio psicofisico naturale della singola persona. Le grandi tradizioni mediche orientali, come la medicina tradizionale cinese, la medicina ayurvedica e la medicina tibetana, contengono nel proprio corpus medico una vasta gamma di terapie olistiche. Qui la visione dell'energia è fondamentale, così come di rilevante importanza è l'aspetto spirituale, che sfocia nella meditazione, più o meno specializzata. Vi è un'altra serie di discipline, come la chiropratica, l'osteopatia e il cranio-sacrale, che si soffermano prevalentemente sulla componente fisico-strutturale del paziente. Più olistica, tra queste discipline, sembrerebbe la kinesiologia applicata. Anche se di spiritualità non vi è traccia. #centroyogaederel L'Ayurveda è la scienza della vita, e anche qui la salute comincia a tavola.
I princìpi della cucina ayurvedica si basano su una sapienza risalente ad almeno 5000 anni fa, che contempla e integra armoniosamente salute, alimentazione, benessere ed equilibrio tra mente, corpo e spirito. Una dieta bilanciata, nella tradizione ayurvedica, non si esprime in termini di grassi, carboidrati, proteine, calorie, vitamine o minerali; bensì tessuti del corpo, livelli idrici e salini,
Per mantenere un perfetto equilibrio dovremmo avere tutti i sei gusti nel corso dello stesso pasto; infatti un pasto con uno solo o due gusti lascia un senso d’insoddisfazione. Ecco i sei gusti collegati ai cibi e all’influsso che hanno sui dosha, le tre energie di base dell’individuo: pitta, il focoso, kapha, il placido, vata, l’attivo.
L’equilibrio, anche in una dieta, favorisce il ripristino dell’armonia originaria con il creato, la purezza della mente e la predisposizione alla preghiera contemplativa. #centroyogaederel |
"Affidati alla vita in assenza di credenze
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