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Quella del fiore di loto è una pianta acquatica che appartiene alla famiglia delle Nelumbonacee e ha origini antichissime: è comparsa sulla terra ben 80 milioni di anni fa.
A questa famiglia appartengono solamente due specie di piante:
SIMBOLOGIA I fior di loto un simbolo ancestrale e molto significativo che nell’antico Egitto e in estremo Oriente ha rappresentato in diverse epoche i suoi aspetti esoterici in diversi contesti. Secondo la cosmologia hermopolitana, il caos primordiale era strutturato secondo il dualismo maschile-femminile e i primi esseri viventi terrestri emersero dal fango sotto forma di umidi anfibi e rettili squamosi. Amun, l’antica divinità solare, fece sorgere dalla palude il primo fiore di loto, che poi assunse a Tebe e in tutto l’Egitto una grande importanza simbolica. Soltanto sotto i caldi e diretti raggi del sole, infatti, il fiore si apre nella sua splendida forma galleggiante. Fasci di fiori di loto si innalzano davanti agli Dei intrecciati ai papiri nei rilievi e nelle più antiche raffigurazioni sacre egizie; un fiore di loto e uno stelo di papiro uniti rappresentavano anche l’unione dei regni dell’Alto e del Basso Egitto, come espressioni vitali delle due nature simboliche del fiume Nilo. La dea preindoeuropea Padma è invece la patrona del fiore di loto in India, in Tibet e in altre località orientali. Anche il dio ariano Brahma è collegato a questo simbolo e si raffigura spesso all’interno di un mistico fiore di loto emerso dall’ombelico di Vishnu, addormentatosi sull’acqua. Anche di Buddha si racconta che abbia “piedi di loto” ed è famosa la formula rituale buddista tibetana “Om mani padme hum”, in cui spicca la parola padme (loto), di chiara origine indiana e dalla evidente similitudine con il nome della dea Padma. In America centrale una ninfea molto simile al loto, sicuramente già nota ai misteriosi Toltechi, era chiamata “fiore dell’acqua” nello Yucatàn e serviva come ingrediente per la bevanda mistica narcotica dei Sacerdoti del Giaguaro. Anche in questo caso il simbolismo richiama il sonno ed il sogno rituale di chi va in estasi cosciente. Non si trattava, né si tratta, ovviamente di un semplice addormentarsi, o peggio di sprofondare in mondi artificiali in cui ubriacare la consapevolezza, ma di sublimi viaggi all’interno del divino Sé, in cui la mente ordinaria non è che un organo percettivo e la Coscienza riassume tutta la sua vera identità. Saper unire i simboli del Sole (veglia) e della Luna (sonno) era, ed è tuttora, uno degli obiettivi dei mistici di ogni epoca e di ogni tradizione iniziatica: il sonno cosciente può essere un eccellente strumento di conoscenza. Il fiore di loto, pur nascendo dal limo e dalla fanghiglia spesso maleodorante, emerge dagli stagni e dalle paludi con colori e profumi sublimi; e così facendo si innalza, si purifica, procede dal Basso all’Alto, dal fango al cielo. In Cina il loto azzurro è sinonimo di pulizia, ed è singolare che un tale immacolato fiore nasca dal fango, che invece rappresenta universalmente la sporcizia. Questo dualismo è ancora un’espressione dialettica dei già menzionati duplici significati del loto, che richiama ugualmente il Sole e la Luna, il principio maschile e quello femminile, il giorno e la notte, la veglia ed il sonno, la purezza e la putrefazione, il profumo immacolato e il fetido marciume. Per questi motivi è uno dei simboli maggiormente utilizzati dal Tantrismo per rappresentare l’unione degli opposti e quindi anche l’unione mistica sessuale: nel Tantra come nell’occidentale alchimia una mistica unione di princìpi antagonisti genera il perfetto androgino, divina allegoria della meraviglia della sublime realizzazione umana. Il fiore di loto raccoglie anche in sé le quattro essenze universali: la Terra del fondale lo nutre e ne rende resistente lo stelo; l’Acqua vitale è l’ambiente che lo sostiene e lo culla; emerge poi sulla superficie spandendo il suo profumo nell’Aria; ed infine ricorda il Fuoco con la forma del suo fiore dai petali come fiamme protese verso l’alto. I MILLE USI DEL FIOR DI LOTO: DALLA COSMESI ALLA CUCINA Comunemente viene utilizzato in ottica ornamentale per decorare stagni, vasche d’acqua e laghetti, ma il fior di loto ha molteplici proprietà, tanto da essere impiegato anche in settori più particolari come la cosmesi, la medicina, la sartoria o perfino la cucina. COSMESI Uno degli aspetti più curiosi del fior di loto è che tutte le sue parti vegetali posso essere utilizzate a seconda delle proprie necessità cosmetiche. I semi: sono ricchi di collagene e se usati correttamente combattono l’invecchiamento e l’inaridimento cutaneo. I petali: è possibile estrarne un olio dalle proprietà lenitive e rinfrescanti, ma una volta essiccati, sono indicati per le loro proprietà sedative e calmanti. La radice: se masticata, aiuta ad abbronzarsi in estate e previene le macchie solari MEDICINA I fiori di loto vengono impiegati da migliaia di anni nella medicina cinese nel trattamento della febbre e contro acne e eczemi. L’infuso di radice è utile a regolare la frequenza urinaria o altri disturbi come l’epistassi, l’asma, la tosse e il raffreddore. Si possono inoltre sfruttare le proprietà sedative dell’olio essenziale del fiore di loto per rilassarsi e calmare le tensioni dello spirito: bastano 5 gocce di olio essenziale di fior di loto nella vasca da bagno per lasciarsi alle spalle stanchezza della giornata. SARTORIA In Birmania, dal gambo del fiore si ricava un tessuto molto raro che viene filato a mano e utilizzato per le vesti dei monaci buddisti di alto rango. Il tessuto che ne deriva è un misto tra lino e seta grezza, morbido, fresco, resistente alle pieghe e molto traspirante. CUCINA Anche in cucina i fiori di loto trovano moltissimo spazio grazie alla peculiarità di contenere pochi grassi, ma molteplici ingredienti benefici: vitamina C, potassio, tiamina, riboflavina, vitamina B6, fosforo, rame e manganese. I petali: vengono mangiati, mentre le foglie possono essere utilizzate come “piatti decorativi”. Oppure, una volta essiccati, si ottiene un tè profumato con proprietà sedative e calmanti. I rizomi: sono utilizzati come condimento per zuppe e minestre. I semi: possono essere consumati freschi, essiccati o cucinati come i popcorn, oppure si può ricavare una pasta utilizzata in pasticceria per la preparazione di dolci. Nong Han Kumphawapi è un incantevole lago situato nella provincia thailandese di Udon Thanai. Durante il periodo invernale si ricopre di un fitto tappeto di splendidi fiori di loto offrendo uno scenario naturale di spettacolare bellezza. La fioritura di queste incantevoli piante acquatiche inizia a dicembre e si lascia ammirare fino alla fine di febbraio, una magia che tinge l’intera superficie del lago con colori dalle tonalità più brillanti, che passano dalle sfumature del rosa più tenue fino a raggiungere la più intensa gradazione fucsia. Il lago è conosciuto con il nome Talay Bua Daeng, che significa “mare di loto rossi”, anche se in realtà i fiori sono rosa. L’orario migliore per assistere allo spettacolo è sicuramente l’alba, prima che il sole si alzi all’orizzonte e con il suo calore costringa i fiori a chiudersi. Le placide acque ricoperte da milioni di ninfee rosa e popolate da una grande varietà di uccelli, come gli Aironi e i Falchi, contribuiscono a rendere questo luogo una meta romantica, scelta da numerose coppie di sposi per il servizio fotografico del proprio matrimonio.
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"Affidati alla vita in assenza di credenze
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